L'inverno 2019-2020: un'eccezionalità ben poco eccezionale

Pisa, 21 marzo 2020

 

 

 

Nel periodo scorso, i media italiani hanno ripetutamente parlato dell’inverno appena trascorso, descrivendolo come una stagione straordinariamente calda, frutto avvelenato – come ovvio – dell’ormai mitico “cambiamento climatico”. Che quella del 2019-2020 sia stata una stagione invernale mite lo hanno percepito tutti, ma, per parlarne in termini di eccezionalità climatica, bisogna che il concetto sia supportato dai dati; altrimenti, siamo alle solite parole al vento. Nel seguito viene esaminata la serie storica della T media dell’inverno, derivante dai valori termici di 27 stazioni distribuite sul tutto il nostro territorio.

 

La figura A mostra l’andamento della serie, assieme a quello lisciato ottenuto mediante una media mobile di periodo 3, con numerose iterazioni. Si osservano delle oscillazioni assai irregolari, con una crescita complessiva delle temperature, che pare però determinata soltanto da quanto avvenuto dopo gli anni ’80.

Sottoponendo la serie al test di omogeneità di Pettitt, essa risulta interessata, con una confidenza del 99,7%, da un change point positivo, posto nell’anno 1993.  Ne deriva quindi che, ai fini di una sua analisi statistica, tutta la serie 1952-2020 debba essere scissa in due distinte: 1952-1993 e 1994-2020 (si veda la figura B).

 

 

Per entrambe lo studio ha messo in evidenza un trend stazionario, per cui si può sinteticamente considerare che:

 

  • La prima oscilla attorno al valore medio di 7,5° (con una deviazione standard di 0,78°); in questo intervallo ricadono i due inverni più freddi: il 1963 e il 1981.
  • La seconda oscilla attorno al valore medio di 8,3° (con una deviazione standard di 0,84°); in questo periodo abbiamo i due estremi caldi: il 2007 e poi il 2020.

 

In sostanza, gli inverni degli ultimi decenni sono stati mediamente più caldi dei precedenti di 0,8°. Per quanto concerne la variabilità interannuale, non appaiono differenze degne di nota.

 

 

 

Il 2020 è al secondo posto, dopo il 2007; la loro differenza è però molto contenuta, con una T media di 9,8° per l’uno e di 9,9° per l’altro. È perciò possibile che, lavorando con un campione più robusto di stazioni, il loro rapporto possa un po’ modificarsi.

 

Quello che però è importante sottolineare è che il 2020 si discosta dalla media di 1,79 deviazioni standard: un dato che dimostra che si è trattato di un evento anomalo, ma certamente non eccezionale.

 

 

 

Chi si volesse divertire, può riprendere qualche quotidiano del mese scorso e commentare certi titoli alla luce dei dati appena presentati. Solo per fare un esempio, voglio ricordare La Nazione che il 18 febbraio riempiva tutta l'ampiezza della prima pagina con: È un inverno torrido, allarme siccità, ribadendo poi a pagina 5: Il caldo ha fatto sparire l’inverno.