Papa Francesco: un Pontefice che sembra ispirarsi a Greta Thumberg

7 ottobre 2023

 

 

 

Dire che il quadro culturale che sembra circondare l’attuale papato mi lasci perplesso è oggettivamente eufemistico.

 

Anni fa, ho già avuto modo di esprimermi sull’enciclica Laudato si’, nella quale emergono delle problematiche di carattere filosofico che, mio giudizio, appaiono inspiegabili. Alla fine del primo capitolo, si trova infatti un paragrafo intitolato – si badi bene – “Diversità di opinioni”; nel quale si legge:

 

«Da un estremo, alcuni sostengono ad ogni costo il mito del progresso e affermano che i problemi ecologici si risolveranno semplicemente con nuove applicazioni tecniche, senza considerazioni etiche né cambiamenti di fondo. Dall’altro estremo, altri ritengono che la specie umana, con qualunque suo intervento, può essere solo una minaccia e compromettere l’ecosistema mondiale, per cui conviene ridurre la sua presenza sul pianeta e impedirle ogni tipo di intervento. Fra questi estremi, la riflessione dovrebbe identificare possibili scenari futuri, perché non c’è un’unica via di soluzione. Questo lascerebbe spazio a una varietà di apporti che potrebbero entrare in dialogo in vista di risposte integrali».

 

In queste frasi sono esposte (indicandole quindi come opinioni da confrontarsi con altre) le posizioni più radicali di un’etica ambientale fondata sulla natura, senza alcun commento su di esse, senza alcuna presa di posizione. Non ho certo particolari competenze in campo teologico, ma credo sia evidente che le basi della religione cattolica non possano che mettere in luce un’etica ambientale antropocentrica, a meno di non vedere scardinata quella visione del rapporto fra l’uomo e il divino, sulla quale il culto appunto si fonda.

 

Alla suddetta enciclica, ha fatto seguito nei giorni scorsi la pubblicazione dell’esortazione apostolica Laudate Deum, espressamente dedicata alla crisi climatica. I media hanno dato subito risalto ai suoi contenuti, adottando una linea di notevole apprezzamento, come ormai di consolidata prammatica per qualsiasi pronunciamento – anche banale o erroneo che sia – quand’esso proviene dal Papa o dal Presidente della Repubblica. Di seguito alcuni miei personali commenti e puntualizzazioni.

 

Il testo sembra nel suo complesso il frutto di un bel connubio fra ambientalismo radicale e sostenitori della cosiddetta “decrescita felice”. Vi si notano infatti, da un lato una gran quantità di affermazioni di tipo dogmatico (ovviamente presentate come scientificamente inoppugnabili), e dall’altro una sorta di elogio per modelli socioeconomici un po’ arcaici, con un presunto rapporto idilliaco uomo-natura.

 

Il punto N° 5 inizia con questa frase: «Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti». Senza dubbio, un chiaro adeguamento a quel (vergognoso) modo di definire “negazionisti” coloro i quali non concordano con le tesi mainstream. Arriveremo a una loro scomunica?

 

Nel punto N° 6 si legge: « Citano dati presumibilmente scientifici, come il fatto che il pianeta ha sempre avuto e avrà sempre periodi di raffreddamento e riscaldamento. Trascurano di menzionare un altro dato rilevante: quello a cui stiamo assistendo ora è un’insolita accelerazione del riscaldamento, con una velocità tale che basta una sola generazione – non secoli o millenni – per accorgersene. L’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai possono essere facilmente percepiti da una persona nell’arco della sua vita, e probabilmente tra pochi anni molte popolazioni dovranno spostare le loro case a causa di questi eventi». Qualche informazione di paleoclimatologia non farebbe male: ad esempio, l’inizio dell’Olocene è segnato da un salto delle temperature in Groenlandia di oltre +10° in circa 140 anni; un balzo cui è certamente corrisposto, in quell’intervallo di tempo, un incremento termico globale di vari gradi. Quindi ben più rapido rispetto all’attuale global warming.

 

Sul fatto poi che una persona percepisca facilmente l’innalzamento marino mi permetto di avere qualche leggera perplessità. Con una crescita media anche di 3 mm/anno, si hanno 15 cm in 50 anni: è un fatto di grande rilevanza scientifica, ma, se non ne siamo informati dai media, ce ne accorgiamo davvero?

Nel punto N° 11 si legge: «L’origine umana – “antropica” – del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio. Vediamo perché. La concentrazione dei gas serra nell’atmosfera, che causano il riscaldamento globale, è rimasta stabile fino al XIX secolo, al di sotto delle 300 parti per milione in volume. Ma a metà di quel secolo, in coincidenza con lo sviluppo industriale, le emissioni hanno iniziato ad aumentare. Negli ultimi cinquant’anni l’aumento ha subito una forte accelerazione, come certificato dall’osservatorio di Mauna Loa, che dal 1958 effettua misurazioni giornaliere dell’anidride carbonica. Mentre scrivevo la Laudato si’ ha raggiunto il massimo storico – 400 parti per milione – arrivando nel giugno 2023 a 423 parti per milione». Che la crescita della concentrazione in atmosfera della CO2 influenzi la temperatura della Terra credo sia un fatto indiscutibile; capire in quale misura è uno dei punti centrali del dibattito. Affermare però che il concomitante incremento della CO2 e delle temperature sia di per sé la spiegazione del loro rapporto di causa/effetto è cosa priva di senso scientifico; vediamo un esempio pratico per capire.

Nel grafico di sopra osserviamo la correlazione molto stretta fra il dato della popolazione mondiale e quello della concentrazione dell’anidride carbonica. Con l’approccio ora detto dovrei allora concludere che la causa principale del riscaldamento climatico è l’aumento demografico globale, ma tutti sappiamo che non è così. Una correlazione statistica non si tramuta automaticamente in un reale legame di causa/effetto, perché ciò deve essere giustificato con una logica teoria scientifica.

 

 

 

Due splendide chicche:

 

Al punto N° 7: «Per porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale, si ricorre al fatto che si verificano di frequente anche freddi estremi. Si dimentica che questi e altri sintomi straordinari sono solo espressioni alternative della stessa causa: lo squilibrio globale causato dal riscaldamento del pianeta. Siccità e alluvioni, prosciugamento di laghi e popolazioni spazzate via da maremoti o inondazioni hanno in fondo la stessa origine. D’altra parte, se parliamo di un fenomeno globale, non possiamo confonderlo con eventi transitori e mutevoli, che sono in gran parte spiegati da fattori locali». Se è davvero gratuito affermare che certe grandi ondate di freddo sono prodotte dal riscaldamento globale, inserire anche gli tsunami tra i suoi effetti è proprio meraviglioso; mancava solo l’invasione dell’Ucraina e l’elenco sarebbe stato completo.

 

Nel punto N° 14 è scritto: «Gli elementi naturali che tipicamente causano il riscaldamento, come le eruzioni vulcaniche e altri, non sono sufficienti a spiegare il tasso e la velocità dei cambiamenti degli ultimi decenni». Qui forse si può parlare di sfortuna, perché, con le temperature che ha il magma, parrebbe starci bene un’idea di riscaldamento. Purtroppo (per il Papa) le cose sono all’opposto, in quanto le eruzioni vulcaniche – quelle esplosive – costituiscono una delle ben note cause di possibile raffreddamento climatico, per l’incremento dell’albedo dovuto alle grandi quantità di particolato che vengono immesse nell’atmosfera (le eruzioni effusive non hanno alcun ruolo particolare nelle modificazioni del clima).

 

 

 

Il “Paradigma Tecnocratico”

 

Il secondo paragrafo (dal punto N° 20 in poi) è dedicato a questo tema, che già era stato affrontato nella precedente enciclica. Si tratta di un concetto che risulta piuttosto fumoso, in ragione di tutto un coacervo di riflessioni che spesso appaiono anche in contraddizione tra loro. Ciò che comunque conta è il palese atteggiamento critico che nel complesso traspare, sostenuto da quella che appare come una marcata diffidenza verso tanti aspetti del progresso scientifico-tecnologico.

 

Posizioni culturali che non mi sorprendono, perché negli anni scorsi sono già emerse molto chiaramente, soprattutto in occasione di una vicenda che ho già citato in altre occasioni, ma sulla quale è interessante ritornare anche nel presente contesto.

 

Un gruppo di ricerca della Scuola S. Anna pubblica nel 2018 un articolo sulle proprietà del mais transgenico (cioè OGM); non si tratta di uno studio sperimentale, bensì di un esame di tutto quanto è stato pubblicato, a livello mondiale nel periodo 1996-2016, sulle analisi condotte in pieno campo per paragonare le varietà OGM con le parentali non transgeniche. I risultati non lasciano alcun dubbio sulla molto maggiore efficacia delle prime sulle seconde; in pratica per il mais OGM si è riscontrato che:

 

·        il livello di produttività è notevolmente superiore;

 

·        ottiene una naturale diminuzione della presenza di insetti dannosi;

 

·       contiene concentrazioni assai minori (di circa il 30%) di composti pericolosi per il nostro organismo, quali micotossine e fumonisine.

 

Se il mondo della scienza (almeno quella seria) plaude all’uscita di questo articolo, tutto l’universo verde solleva dubbi sui suoi risultati, perché in contrasto con uno dei più granitici dogmi dell’ambientalismo attuale. Certe critiche finiscono per riguardare addirittura l’etica degli studiosi coinvolti, al punto che il S. Anna ha dovuto perfino presentare una querela per diffamazione. Sapete contro chi? Contro l’Osservatore Romano, l’organo ufficiale di informazione del Vaticano. Il giornale ha infatti ospitato uno scritto di Carlo Triarico, nel quale si afferma che le restrizioni economiche con le quali devono fare i conti le università italiane mettono la nostra ricerca nelle condizioni di ingraziarsi gruppi di interesse, per sopravvivere; in sostanza si fa capire che gli Autori avrebbero selezionato ad arte gli studi esaminati, al fine di arrivare a conclusioni gradite dalle multinazionali che producono il transgenico. Un’accusa indecente, incredibilmente contenuta nelle pagine dell’organo suddetto.

 

Credo sia opportuno precisare che Carlo Triarico è il Presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica. Liberissimo di occuparsi di tali questioni, ma ciò dovrebbe essere più che sufficiente per non aver spazio in certi contesti, considerando che il Biodinamico è qualcosa di molto vicino alla magia e di lontano anni luce dal metodo scientifico (Nota: A chi non avesse informazioni in proposito, consiglio vivamente di leggere qualcosa in internet).

 

 

Considerazione conclusiva. Tenendo conto che le parole, che idealmente escono da quella finestra affacciata sul piazzale di S. Pietro, hanno un peso e un impatto ben superiore a quello di tante altre voci, non sarebbe male se qualche persona ragionevole – in Vaticano sono certo che ve ne siano non poche – provasse a dare al Pontefice degli opportuni suggerimenti su certe tematiche, onde evitare che un’istituzione di tradizione millenaria prenda posizioni uguali a quelle di gruppi che vivono soltanto di radicali ideologie.