Su “La Nazione”, un polpettone di catastrofismo, con ben poca climatologia

 

3 novembre 2022

 

Il mese di ottobre appena trascorso è stato senza dubbio molto caldo, probabilmente quello con i valori più alti di sempre nel nostro territorio (non ho ancora fatto l’aggiornamento delle serie che pubblico anche in questa sede).

Immancabilmente, la comunicazione di tutto ciò è avvenuta sui media con toni di massimo catastrofismo, così da convincere le persone di aver vissuto ancora una volta un evento meteorologico inusitato. Non meraviglia quindi che pure per Pisa le informazioni abbiano seguito la falsariga del sensazionalismo, come ben dimostrato dall’articolo oggetto della presente nota.

Prima di entrare nella discussione, voglio ricordare ancora una volta una semplice nozione di climatologia che è costantemente ignorata, perfino da parte di tanti che si occupano di divulgare lo stato e le previsioni del tempo. Nei climi di tipo marittimo (com’è il caso di tutte le regioni peninsulari e insulari dell’Italia) l’autunno è ben più caldo della primavera, proprio in ragione dell’effetto di volano termico esercitato dalle masse marine. Il classico parametro che si usa per quantificare tale situazione è costituito dalla differenza fra le temperature medie di ottobre e di aprile, i mesi centrali delle due stagioni; come medie di lungo periodo, per quanto concerne Pisa, il primo ha valori superiori al secondo di circa 3,3°. Si evince quindi che determinate condizioni di caldo autunnale debbano essere ritenute normali e non frutto di clamorose mutazioni.

 

Nell’edizione del 1° novembre de La Nazione (cronache della provincia di Pisa) l’intera pagina 3 era dedicata all’argomento del caldo nei giorni precedenti; lo scritto a firma di Saverio Bargagna, con un’intervista a Luca Rindi, ricercatore di biologia nell’ateneo pisano.

A riguardo delle temperature, nell’articolo sono riportati i dati della stazione di Pisa-Agraria per l’ultima decade del mese, col confronto con gli anni dal 2013 al 2021. Da ciò risulta che il 2022 è ben al di sopra degli altri, ma questo modo di affrontare l’argomento mi pare che non permetta una corretta valutazione climatologica del periodo appena passato. Bargagna, a commento dei numeri pubblicati, scrive: «Negli ultimi 11 giorni la città – sono dati ufficiali diffusi dalla Toscana – viaggia ad una temperatura massima che si attesta sui 25 gradi. Si sono raggiunti addirittura i 28,6 gradi all’ombra. Negli ultimi dieci anni, eccezion fatta per un paio di occasioni (vedi schema sotto), la temperatura massima a Pisa non superava i 20 gradi». È bene anzitutto precisare che il valore record segnalato (28,6° nel giorno di sabato 29) non corrisponde a quello contenuto nell’archivio SIR (27,6°). Lo schema citato lo potete osservare qui sotto e penso che concorderete con me nel ritenere che la frase “negli ultimi dieci anni, eccezion fatta per un paio di occasioni, la temperatura massima a Pisa non superava i 20 gradi” è molto utile per creare stupore sul 2022, ma ha il piccolo difetto di non corrispondere in alcun modo ai valori che si leggono. Mi pare allora opportuno dare a Bargagna questo semplice suggerimento procedurale: «quando si pubblicano dei numeri, è spesso utile che anche lo stesso autore li conosca, onde regolare su di essi le proprie affermazioni».

 

Per riportare la discussione su un binario un po’ più logico, possiamo partire dall’osservazione della serie storica 1951-2022 delle medie di ottobre a Pisa S. Giusto (i valori sono ovviamente inferiori di qualche decimo rispetto a quelli di Agraria, che è posta all’interno della città).

L’andamento generale presenta una chiara crescita, dovuta essenzialmente a un change-point positivo (confidenza del 99%) che il test di omogeneità colloca nel 1984. In sostanza, abbiamo un passaggio relativamente brusco da una fase 1951-1984 con media = 15,6° a una 1985-2022 con media = 16,6°; la prima risulta debolmente decrescente, mentre la seconda ha un trend opposto, ma privo di significatività statistica. Se il valore del 2022 (18,9°) è quello massimo, appare però evidente che esso non sia particolarmente eccezionale, visto che sono ben otto le annate con medie > 18,0°.

Per quanto riguarda le singole punte giornaliere, i dati del 2022 sono ragguardevoli, ma di certo non record per il mese di ottobre. Il lettore, andando nell’archivio online del SIR (Servizio Idrologico Regionale) può, ad esempio, verificare che nel 1990 i cinque giorni dall’11 al 15 ottobre avevano registrato ad Agraria le seguenti temperature, ben superiori a quelle delle scorse settimane: 28,1°  29,0°  28,0°  29,2° e 29,0°.

Insomma, credo si possa dire che la nostra città ha vissuto un ottobre molto caldo, ma di certo non corrispondente al mostro climatologico proposto dall’articolo in oggetto. Se si osserva ancora il diagramma, si constata che una vera potente anomalia (in questo caso negativa) si verificò nel 1974, quando si ebbero condizioni vicine a quelle tipiche dei mesi invernali; quel mese ha rappresentato in effetti una delle maggiori eccezionalità climatiche per l’Italia, tanto che, come spostamento in senso negativo dalle medie di lungo periodo, è superato solo dal notissimo febbraio 1956.

A proposito poi dell’intervista al biologo Rindi, lasciano perplessi certe affermazioni su scenari ambientali che definire catastrofici è davvero eufemistico. Per le annotazioni di carattere climatologico, il ricercatore si affida a non ben definite previsioni modellistiche, mentre sarebbe bene che verificasse un po’ di dati, onde constatare che, di quanto palesato, al momento non si trova ancora alcuna minima traccia.

Misteriosa poi la digressione che Rindi compie nel campo della bioclimatologia umana, dichiarando: «Capisco che scaldarsi al sole possa essere piacevole, ma è indice di una condizione particolarmente grave. Un giorno di caldo ad agosto, quando anche i nostri organismi sono preparati, ci sta ed è normale. Adesso però il nostro corpo e la natura sono preparati ad altro». Se sulle questioni inerenti alla biologia – non avendo io conoscenze in tale settore – evito di fare annotazioni specifiche, mi sento però autorizzato a parlare in tema di bioclimatologia e a far presente che segnalare qualche tipo di rischio per la nostra salute, in rapporto alle condizioni meteo dei giorni scorsi, è veramente cosa priva di senso. Vale la pena di ricordare che il mese con la minore mortalità è quello di settembre, quando i livelli termici sono (come medie) superiori rispetto a quanto riscontrato nella parte finale dell’ottobre 2022.

Anche ammettendo che si voglia cercare un effetto sensazionalistico, non si dovrebbe comunque superare una certa misura, se non si vuol rischiare di cadere nel ridicolo.