Effetti del cambiamento climatico oppure della propaganda?

26 luglio 2022

 

Negli anni ’60 mi capitava spesso di passare le vacanze estive in Sardegna (regione d’origine dei miei genitori), nella zona di Cagliari e soprattutto nel golfo di Oristano. Considerando da un lato le differenze climatiche con la Toscana e dall’altro l’incremento termico degli ultimi decenni, si può grosso modo ritenere che, in media, quelle estati che trascorrevo da ragazzo nell’isola dovevano essere molto simili come clima alle attuali stagioni estive a Pisa.

Il punto è che all’epoca nessuno parlava del caldo; l’argomento non rientrava in alcun modo tra quelli oggetto di discussione sulla spiaggia o altrove. Mentre Caronte, Cerbero, Minosse & Co. rimanevano nel loro mondo mitologico, i lunghi periodi di caldo erano indicati come bel tempo stabile. Se per le abitazioni l’idea di “climatizzazione” era sconosciuta, le automobili potevano essere considerate dei veri forni viaggianti. Eppure il mio ricordo è che tutti vivevano felicemente l’estate, senza preoccuparsi che il caldo potesse creare chissà quali problemi; era la stagione più bella, senza se e senza ma.

Per dare qualche supporto numerico alle suddette considerazioni, sono andato a vedere dei dati di temperatura sui classici Annali Idrologici (sono consultabili liberamente all’indirizzo http://www.bio.isprambiente.it/annalipdf/). Ho scelto il 1966, in quanto ho la certezza, per quell’anno, di aver trascorso gran parte dell’estate in Sardegna; la tabella che segue mostra i valori (max e min giornalieri) per Santa Giusta, una località a poca distanza proprio dal golfo di Oristano.

Alcune annotazioni significative:

·        Nel mese di maggio si verificano delle punte superiori ai 30°.

·       In giugno si arriva a 37° e sono diversi i giorni nei quali la temperatura è ben al di sopra di 30°.

·        In luglio si toccano 36,5°.

·        Ad agosto la max assoluta è di 40,0°.

Sono tutti dati termici che oggi sarebbero comunicati con enorme enfasi, mentre allora nessuno se ne occupava. Mio babbo era un climatologo, ma non c’erano persone che gli chiedessero informazioni sul caldo; era estate e perciò tutto appariva normale.

Sono davvero interessanti pure i valori massimi dell’autunno: 36,0° in settembre, 35,5° in ottobre e 27,0° in novembre. Oggi queste temperature scatenerebbero nei media fiumi di notizie con toni da catastrofe e verrebbero interpretate dall’esperto di turno come “inequivocabili segnali del cambiamento climatico”; in realtà si era allora nel pieno di una fase di (debole) raffreddamento a livello planetario.

I dati sopra forniti erano rilevati a pochi chilometri dal mare, ma bastava poi allontanarsi un po’ dalle coste, per trovare condizioni di calore anche ben superiori; ad esempio a Macomer, dal 12 al 15 di agosto, le massime furono di 41,5  41,0  41,0 e 40,5°. Mi pare proprio che comunque la vita continuasse senza particolari problemi, comprese certe girate in macchina che oggi sarebbero considerate quali dei tentativi di suicidio collettivo.

Se il luglio che si sta per concludere è stato senza dubbio molto caldo, è però assurdo il sensazionalismo martellante col quale stampa e tv lo hanno rappresentato. Il risultato è evidente: tutte le persone non parlano che del caldo e si dichiarano sofferenti per le condizioni meteorologiche, ritenute vicine alla soglia di sopportazione.

In quella bella estate del 1966 a Oristano le temperature erano più o meno le stesse, ma gli argomenti che ricordo delle chiacchiere al mare erano il mondiale di calcio in Inghilterra (per la nostra nazionale, fu quello della Corea …) e le missioni Apollo, con la Luna che sembrava ancora un po’ un miraggio.

La meteorologia? Era limitata ai dieci minutini serali del colonnello Bernacca.