Quando il silenzio può equivalere a una falsità: il caso dei tornado negli USA

4 novembre 2020

 

Gran parte dell’enfasi sulla cosiddetta “crisi climatica” verte sulla questione degli eventi meteorologici estremi, che starebbero aumentando (per frequenza e intensità) in ragione del riscaldamento globale. È quindi del tutto evidente che sia di fondamentale interesse l’analisi delle relative serie storiche, dai cui risultati possono emergere conferme o smentite della teoria poco prima citata.

 

Detto così, sembrerebbe tutto semplice, ma in realtà le cose sono ben più complesse, perché nel dibattito sul cambiamento climatico riveste un’importanza enorme anche il modo col quale i risultati delle verifiche sono presentati e divulgati. Anche senza dire alcunché di scorretto, pure un silenzio può avere gli stessi effetti negativi di una falsità: è il caso – a mio giudizio – delle valutazioni sull’andamento dei tornado negli USA.

 

Sul sito ufficiale della NOAA c’è una pagina dedicata alla climatologia dei tornado (https://www.ncdc.noaa.gov/climate-information/extreme-events/us-tornado-climatology/trends), nella quale è riportato tra gli altri l’istogramma della frequenza annua, dal 1954 al 2014, degli eventi intensi (F3/+), cioè di quelli ricadenti nelle classi F3, F4 ed F5.

 

Il commento a tale figura si esaurisce con queste parole: «il grafico a barre indica che negli ultimi 55 anni c’è stato un debole trend nella frequenza dei tornado più forti»; si badi bene che i nostri amici americani si limitano proprio a dire soltanto “little trend” senza nemmeno specificare se esso sia positivo o negativo. (Nota: perché poi si parli di 55 anni quando la serie ne conta 61 rimane un mistero)

 

La serie in oggetto ha un trend lineare decrescente con R2 pari a 0,1325; ne risulta quindi, secondo il test di Pearson, un livello di confidenza del 99%. Applicando il test di omogeneità non parametrico di Pettitt, si appura che la decrescita è dovuta ad un change-point negativo (confidenza del 99%), la cui collocazione temporale è nell’intervallo 1977-1985; pressoché identica indicazione è fornita anche dal test parametrico di Buishand, con confidenza attorno al 98%.

 

Dal punto di vista dell’interpretazione climatologica, l’evoluzione della frequenza annua dei tornado F3/+ negli USA vede pertanto uno sviluppo secondo due periodi ben distinti:

 

1) 1954-1977, con media pari a 58,4

 

2) 1986-2014, con media pari a 35,9

 

Tra di essi una fase di transizione, 1978-1985, con media pari a 43,3.

 

Si può in sostanza affermare che, verso la fine degli anni ’70 dello scorso secolo, la frequenza dei tornado di forte intensità ha subìto una marcata variazione, con decremento del valore medio annuo di quasi il 40%.

 

Nulla di tutto ciò emerge dal report della NOAA, cosicché un lettore non troppo attento e/o non sufficientemente esperto ne trae l’impressione che non siano avvenuti dei mutamenti rilevanti. Sarebbe bastato presentare il grafico nel modo sottoindicato, per rendere chiara a chiunque la situazione.

 

Non credo sia possibile suggerire delle interpretazioni attendibili in merito alle cause di quanto evidenziato dall’analisi della serie, tuttavia è indiscutibile che si tratti di un caso per il quale la correlazione fra temperature ed eventi estremi appare opposta rispetto a quanto sostenuto dalle teorie ufficiali.

 

Tacere su fatti di questo genere non è corretto e incide sui dibattiti alla pari di una diffusione di dati falsati.

 

 

 

Anche la passione per i record climatici pare essere “unidirezionale” – I lettori avranno certamente notato le ricorrenti notizie sui media di record che testimonierebbero la rilevanza dei cambiamenti in atto. Un esempio lo abbiamo avuto nello scorso giugno, quando un picco termico raggiunto a Verkhoiansk in Siberia è stato oggetto di ampia attenzione da parte di tutte le fonti informative più autorevoli a livello nazionale.

Ebbene, pure sui tornado intensi si sono registrati ultimamente dei record di rilievo, ma nessuno ne ha ricevuto informazione (chissà come mai …).

 

Andando sul sito web dello Storm Prediction Center della NOAA, visto che le statistiche sono aggiornate al 2018, possiamo infatti constatare che:

 

  • anno 2017 = eguagliato il numero il numero minimo annuo (15) di tornado F3/+; silenzio assoluto del mondo della divulgazione.
  • anno 2018 = Record Minimo Assoluto! Gli F3/+ sono stati soltanto 12. Ed erano tutti F3, in quanto, per la prima volta dall’inizio delle registrazioni nel 1950, non vi sono stati F5 e neppure F4. Qualcuno ve ne ha parlato? Penso proprio di no.

 

Anche se non è bello fare il processo alle intenzioni, non ho dubbi nel ritenere che, se per caso nelle due suddette annate consecutive i record fossero stati di massimo invece che di minimo, si sarebbe scatenato un putiferio, con i soliti allarmi per la catastrofe incombente e le immancabili affermazioni di qualche sedicente esperto in merito al continuo aumento dell'intensità del fenomeno.