Non esistono numeri che tengano in piedi l'idea della "crisi climatica"
12 ottobre 2023
In questa nota mi propongo di chiarire, con un esempio pratico di grande semplicità, come quell’idea di “crisi climatica”, che ormai imperversa a tutti i livelli della società, si fonda invero su un travisamento della realtà quantitativamente definibile.
L’esempio – Come tutti sanno, Pisa e Livorno sono due città che sorgono nella stessa pianura costiera, distanziate di una ventina di km; ricadono quindi in un contesto geografico piuttosto simile, per cui è logico anche associare genericamente alle due località delle caratteristiche climatiche non dissimili.
Supponiamo allora che una persona abbia trascorso gli ultimi 40 anni vivendo alternativamente appunto tra Pisa e Livorno: un anno in una e il successivo nell’altra. Ipotizziamo così di domandare al soggetto se ha notato delle differenze sensibili negli aspetti delle piogge (frequenza, intensità ecc.); cosa pensate che risponderà? Se escludiamo che si tratti di un esperto di climatologia, credo converrete con me sul fatto che quasi certamente dichiari di non aver avvertito qualche apprezzabile diversità.
I dati climatologici – L’analisi dei dati ci dice però che delle differenze esistono. Nel periodo 1949-2017 (serie SIR complete per entrambe le stazioni), Pisa ha una pioggia media annua di 920 mm, mentre Livorno si ferma a 800. È però ancor più interessante, ai fini del nostro esempio, la statistica degli eventi estremi. Per il massimo annuo in 24h, Pisa mostra una media di 84,5 mm, Livorno di 75,6; quindi un +11,8% a favore della prima.
Discussione – Dopo l’esempio possiamo allora venire al dunque del nostro discorso. Non c’è dubbio che il tema principale che tiene in piedi l’idea di crisi climatica sia quello degli eventi meteorologici estremi; tra essi, in particolare, le piogge intense che negli ultimi decenni avrebbero mostrato un preoccupante incremento, così da causare danni sempre più seri per alluvioni, frane e altro. Evito di discutere questo argomento e vi presento invece i risultati di uno di quegli articoli scientifici che supporterebbero tali idee; è uscito nel 2021 sul Journal of Climate.
Nella ricerca sono stati utilizzati i dati di quasi 15 mila stazioni, considerando come parametri per le serie storiche Rx1day e Rx5day, cioè i massimi annui di precipitazione in 1 giorno e in 5 giorni consecutivi. Gli Autori dichiarano che l’analisi statistica suggerisce globalmente una crescita dell’entità di tali fenomeni; ma di quanto? Volendo mettere in relazione le piogge col riscaldamento climatico, nell’articolo si segnala un incremento del 6,6% per l’Rx1day e del 5,7% per l’Rx5day, ogni grado in più della temperatura globale. Essa è salita di circa 1,0°~1,1° dalla metà dell’Ottocento a oggi, di cui circa 0,5° negli ultimi 40 anni (vedasi figura sottostante); ne consegue che in questo lasso di tempo gli eventi estremi in oggetto sarebbero aumentati di un 3~4%.
Conclusioni – Senza discutere alcunché, assumiamo quest’ultimo dato come sicuro e confrontiamolo con quanto si era visto nell’esempio di Pisa/Livorno: è di un’entità pari a 1/3 o anche meno. Se è evidente che le differenze pluviometriche fra le due città dell’esempio sono ben difficili da cogliere senza un supporto delle statistiche, spero così di aver dimostrato che i cambiamenti dell’intensità di cui tutti parlano sarebbero in ogni caso così contenuti da non poter avere indotto delle modificazioni ambientali percepibili. Nulla pertanto che possa tenere in piedi quel castello catastrofico che i media ci propinano ormai quotidianamente.
Nota – È interessante rilevare che l’articolo sopra citato riporta i risultati anche per singole regioni geografiche. La nostra area mediterranea (343 stazioni vagliate), per la quale si danno per scontati dei cambiamenti particolarmente marcati, mostra invece una situazione del tutto stazionaria: per l’Rx1day i trend significativamente crescenti sono il 4,7% a fronte del 3,8% di decrescenti; per l’Rx5day i rispettivi valori sono 4,4% e 5,5%. Fino a prova contraria, un’ulteriore chiara dimostrazione dell’inconsistenza di quegli scenari catastrofici che vengono proposti in modo martellante.