L'Atlante dei disastri: un disastro
Recentemente il WMO (World Meteorological Organisation) ha pubblicato un “atlante” dei disastri naturali causati da eventi meteorologici estremi nel periodo 1970-2012. Consiglio una lettura di tale atlante (http://www.uncclearn.org/sites/default/files/inventory/who002.pdf) per rendersi conto del modo – penoso – con il quale spesso sono redatti simili documenti, che immancabilmente vengono poi presi come Vangelo nei dibattiti sui cambiamenti del clima. Di seguito vi sottopongo alcune mie osservazioni critiche.
1. Tra i disastri compresi nel tipo “climatico” vi sono quelli dovuti alle temperature estreme; teoricamente si considerano sia le ondate di caldo che quelle di freddo. Misteriosamente però le seconde non appaiono nelle classifiche presentate, nonostante che i loro effetti siano molto più seri di quanto procurato dalle temperature elevate. Ad esempio Spagna e Italia dovrebbero figurare nella prima tabella della pagina 30 per gli effetti del freddo nell’inverno 2005 (rispettivamente quasi 17 e 16 mila morti in eccesso) ed invece non vi è traccia di ciò.
2. Rimanendo all’interno del discorso sulle ondate di calore, chiunque abbia conoscenze di bioclimatologia sa che una intensissima del luglio 1983 ebbe effetti molto gravi in Italia e nel Sud della Francia (rispettivamente circa 12 e 5 mila morti in eccesso): ebbene, tale ondata è totalmente assente nelle classifiche dell’atlante.
3. I decessi relativi alle temperature elevate vengono considerati alla stessa stregua di quelli causati da eventi quali uragani, alluvioni ecc. Si tratta di cosa fuori luogo perché nel primo caso è possibile solo stimare una sovramortalità rispetto ad un valore statisticamente atteso, mentre nei secondi si può fare una vera conta delle vittime. Lungi dal voler sottovalutare l’importanza sociale del problema, va comunque precisato che la stragrande maggioranza delle morti determinate dalle ondate di caldo è costituita da persone molto anziane e defedate che probabilmente sarebbero decedute dopo non molto tempo.
4. Non si capisce come siano calcolate le vittime delle ondate di caldo; di certo fornire i dati con precisione dell’unità appare ridicolo in ragione di quanto ora detto.
5. Vari dati paiono errati; di seguito due esempi. I 20 mila morti da caldo in Italia nel 2003 sono troppi, anche considerando in tal senso la sovramortalità in settembre. Davvero troppo basso il valore (1000) per la Grecia nel 1987, visto che le statistiche suggeriscono una quantità circa quadrupla.