Un disastro epocale
20 settembre 2023
Al momento in cui è pubblicata questa nota, la situazione nella Cirenaica è ancora di caos totale, per cui i numeri del disastro sono tuttora un po' approssimativi. Oltre10 mila vittime pare siano state accertate, ma si parla di varie altre migliaia di possibili dispersi; in pratica il disastro idrogeologico peggiore che abbia riguardato la regione mediterranea da tantissimo tempo a questa parte (forse di sempre).
Quando si verificano eventi come quello in oggetto, è interessante cercare di capire cosa abbia potuto determinare una simile ecatombe, ragionando sugli aspetti sia della pericolosità ambientale, sia della vulnerabilità delle zone interessate. La trattazione sarà centrata sull’area di Derna, in quanto sede dei danni davvero più spaventosi.
Caratteri geografici e vulnerabilità — La regione è interessata dalla presenza di numerosi Uadi (o Wadi); si tratta di tipici alvei in zone aride, quasi sempre asciutti che si sviluppano in canaloni, entro i quali – quando si verificano occasionalmente delle piogge intense – possono prodursi delle piene lampo in grado di trasportare grandi quantità di detriti. Derna sorge sul mare, in corrispondenza della foce di uno di questi uadi, chiamato appunto Wadi Derna; un canalone assai profondo che termina proprio al margine dell’area urbana (vedasi seconda e terza figura), la quale risulta così fortemente esposta ad eventuali episodi di piena dovessero interessare lo uadi.
L’esame della carta topografica conferma l’elevato livello di vulnerabilità di Derna rispetto alle piene del Wadi; piene così rilevanti da aver formato una cuspide sulla quale sorge parte dell’abitato.
In effetti, la città è stata ripetutamente colpita da gravi alluvioni; in particolare, si ricordano quelle del 1941 e ancor più del 1959, l’evento ritenuto più grave, con varie centinaia di vittime.
Le dighe – Nel 1968 una nuova esondazione spinse i libici ad affrontare concretamente il problema delle alluvioni, per cercare di evitare che a Derna si ripetessero ulteriori disastri. Fu così che nel decennio successivo vennero costruite due dighe in terra (argilla pressata al centro e parti laterali con blocchi di roccia), la cui realizzazione fu affidata a imprese iugoslave. Un primo sbarramento nel tratto centrale del corso dello uadi e un secondo immediatamente a ridosso dell’abitato.
Queste opere hanno raggiunto lo scopo per il quale erano state create, impedendo varie volte che le piene del Wadi causassero danni seri alla città. Purtroppo, negli eventi della scorsa settimana hanno invece costituito un fattore di gigantesca pericolosità, in quanto, col loro collasso, hanno determinato la formazione di un’ondata poderosa che ha distrutto gran parte di Derna. Relazioni tecniche elaborate negli ultimi anni avevano messo in evidenza la carenza di manutenzione delle dighe, fatto ben intuibile per un paese che da tempo vive una situazione politica e sociale di completo caos. Era stato detto che una piena come quella del 1959 avrebbe comportato un serio rischio di collasso delle strutture, ma ciò non è stato seguito da alcun intervento.
L’episodio piovoso scatenante – Nei giorni 9-11 settembre, la Cirenaica è stata interessata da un intenso vortice depressionario cui era stato dato il nome Daniel. Questo ha prodotto delle precipitazioni intense che hanno mandato in piena molti degli uadi che costellano la regione. Pare che i valori pluviometrici più elevati abbiano riguardato la zona di Bayda, ma la mia personale sensazione è che certi numeri circolati sui media siano poco affidabili. Ad esempio, il “The Washington Post” e altre varie fonti parlano di 414 mm in 24 h per Bayda e dai 150 ai 250 per Derna, ma il successivo cartogramma della NASA (sempre pubblicato dal Washington Post) mostra cumulati che non arrivano certo a tali entità, nonostante siano oltretutto relativi a tre giorni e non a uno soltanto.
Un evento di dimensioni gigantesche – Testimoni oculari del disastro hanno parlato di un’improvvisa ondata alta decine di metri: è possibile? Considerando che interi quartieri sono letteralmente spariti e che risultano pesantemente danneggiati anche i piani alti di tanti edifici, è probabile che qualcosa del genere si sia realmente verificato. Nella foto sottostante risulta evidente l’ampio dislivello fra il letto dello uadi a destra e le strutture semidistrutte visibili in primo piano.
Un’informazione, come sempre, fuorviante – Per quanto concerne le cause della catastrofe, l’attenzione è stata posta prevalentemente sulla tempesta Daniel (uno dei cosiddetti “Medicane”), al punto che nei primi giorni il crollo delle dighe era considerato semplicemente come una “aggravante”. Davvero un’assurdità, visto che lo svuotamento istantaneo di un bacino genera comunque un disastro di ordini di grandezza superiore a quello massimo attribuibile a normali eventi idrogeologici.
Immancabili poi i richiami al clima impazzito, come in un articolo pubblicato proprio stamane sul web (Mattia Gussoni, su ilmeteo.it). Riferendosi ai sopra citati Medicane, si dice testualmente: «Una volta la frequenza di eventi di questo tipo era ogni 10 anni (se non di più), ora invece ne registriamo anche 2 o 3 ogni anno (il primo del 2023 già a Gennaio in alto Adriatico)». Ebbene, spero che anche l’autore si renda conto che, se tale affermazione avesse un senso scientifico, si starebbe parlando di un fenomeno la cui frequenza è aumentata di 20~30 volte: semplicemente ridicolo! Pur capendo la necessità di “vendere” le notizie, credo che un minimo di deontologia non guasterebbe, onde evitare di prendere in giro le legioni di sprovveduti che si abbeverano con simili idiozie.