Hai necessità di spiegare e/o giustificare una qualsiasi situazione negativa? Niente di più semplice: chiama sempre in causa i (mitici) cambiamenti climatici.
11 agosto 2023
In questa estate, vari allevatori di vongole dell’Adriatico hanno mostrato preoccupazioni per la proliferazione del Granchio Blu (Callinectes sapidus), una specie molto vorace e quindi in grado di influire negativamente sulla produzione dei bivalvi.
In una comunicazione diffusa ieri dall’SNPA (il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) era segnalato un articolo riguardante proprio il suddetto crostaceo. Lo scritto inizia così: «Il granchio blu (Callinectes sapidus), largo carapace, fino a 20 cm, di color bruno-verdastro, con macchie biancastre con una lunga spina ai due lati, zampe blu e lunghe chele blu all’estremità, è una specie aliena invasiva per il Mar Mediterraneo. Originario delle coste Atlantiche dell’America, è stato segnalato la prima volta nel 1949 nel Mediterraneo e negli ultimi anni si è ampiamente diffuso soprattutto in Adriatico, in prossimità di lagune ed estuari. [nota – Sarebbe interessante chiedere agli estensori dell’articolo quali siano gli “estuari” presenti nell’Adriatico]
Anche in Toscana il fenomeno si sta diffondendo, soprattutto lungo le coste della Maremma. Negli ultimi giorni si è registrato un aumento eccessivo in termini di esemplari soprattutto nella Laguna di Orbetello, anche se il fenomeno, seppur con numeri inferiori, ha riguardato anche Burano. Numerosi esemplari sono stati ritrovati nelle reti alle Secche di Vada, a Marina di Pisa, alla Foce Arno e all’isola d’Elba».
Dopo questa interessante introduzione, si arriva all’immancabile “spiegazione” delle cause: «Questa specie aliena è diventata invasiva grazie ai cambiamenti climatici e al riscaldamento delle acque che hanno reso i nostri ambienti più idonei alla sua sopravvivenza e proliferazione». Quindi l’ennesimo frutto avvelenato del micidiale global warming.
Il lettore è portato inevitabilmente a ritenere che questo granchio sia adatto a vivere in acque calde e che solo l’aumento di temperatura del Mediterraneo ne abbia determinato la diffusione; ma è davvero così?
Da una rapida ricerca sul web, apprendo che il nostro amico chelato vive lungo un’ampissima porzione delle coste atlantiche americane, dall’Argentina fino addirittura alla Nuova Scozia (Canada), praticamente senza alcuna soluzione di continuità. Un po’ sorpreso da ciò, cerco ulteriori conferme, trovando il Pdf di un articolo scientifico del 1920.
Ne risulta quindi che, già un secolo or sono, il granchio blu aveva esteso verso Nord il suo areale, arrivando appunto alla contea di Halifax. Nell’articolo si precisa che le condizioni ambientali di tale regione influiscono sulla specie, limitandone lo sviluppo a dimensioni inferiori a quelle mediamente raggiunte nelle coste centro-meridionali degli USA. Per apprezzare però il significato di queste informazioni in merito all'adattamento del granchio ad ambienti freddi, è indispensabile considerare il clima della Nuova Scozia. La posizione sul fronte orientale del continente determina un considerevole grado di continentalità, cui si aggiungono gli effetti della corrente fredda del Labrador; di seguito i dati ufficiali WMO per la stazione di Halifax.
Osservando questi valori (dati medi 1971-2000), risulta evidente che il Granchio Blu riesce ad adattarsi a condizioni di freddo assai spinto, come deducibile dalle medie di Halifax, che nei mesi invernali sono di vari gradi sotto lo zero; medie che oltretutto, un secolo fa, erano sicuramente inferiori a quelle della tabella. In effetti, il crostaceo americano – arrivato in Europa per lo scarico delle acque di zavorra utilizzate dalle navi che attraversano l’oceano – si è già convenientemente insediato nel Mare del Nord e nel Baltico, regioni marine completamente diverse da quelle mediterranee.
Ancor più interessanti, ai fini degli argomenti che stiamo trattando, sono naturalmente le temperature delle acque superficiali (SST, Sea Surface Temperature). I siti seatemperature.net e seatemperature.org ci forniscono tutte le necessarie informazioni in proposito.
Le due località considerate (Hantsport è situata pochi km a nord di Halifax) hanno SST medie molto basse, con valori che nel periodo gennaio-aprile sono chiaramente al di sotto dei 5°, quindi in un campo che nulla ha a che vedere con gli ambienti marini mediterranei.
Negli USA questo granchio è considerato un’autentica prelibatezza, per cui c’è grande interesse nella sua pesca. La zona di elezione per tale attività è la baia di Chesapeake, dove – per qualità e originaria abbondanza del prodotto – la cattura ha raggiunto livelli tali da costringere le autorità di Maryland e Virginia (gli stati che appunto si affacciano sulla suddetta baia) a emanare specifiche norme, volte a evitare un eccessivo depauperamento delle popolazioni di crostacei. In quest’area il clima è più caldo rispetto alla Nuova Scozia, ma sempre ben lungi dalle condizioni tropicali, cui sempre ci si vuole richiamare. Per capirsi, le medie invernali di Annapolis (circa 4°) – città affacciata nella parte settentrionale della baia – sono molto vicine a quelle di Venezia, una delle località marine con le medie più basse del territorio italiano. Se un certo paragone è possibile con le temperature dell’aria, le SST sono invece assai diverse; la baia statunitense mostra infatti un’escursione annua molto più ampia di Venezia, con medie estive vicine ai 27°, cui si contrappongono valori invernali inferiori a 5°. Se poi, invece che Venezia, consideriamo le località del versante tirrenico, le diversità nei mesi freddi sono molto più marcate (circa 10° di differenza, nell'esempio dell'Isola d'Elba).
È superfluo dire che non sono affatto esperto in biologia marina e che pertanto non posso dare un giudizio definitivo sulla questione in oggetto, ma, sulla scorta delle osservazioni fatte, mi permetto di fare comunque il seguente commento di sintesi.
L’evidente adattabilità del Granchio Blu ad ambienti estremamente diversi tra loro – compresi, come si è visto, quelli caratterizzati da acque marine ben più fredde di quelle mediterranee – genera dei fortissimi dubbi sul fatto che le modificazioni termiche degli ultimi decenni nel Mediterraneo possano aver influito in maniera significativa sulla proliferazione della specie nelle nostre coste. Fino a prova contraria quindi, la frase del comunicato ANPA (“questa specie aliena è diventata invasiva grazie ai cambiamenti climatici e al riscaldamento delle acque”) non mi pare dettata da reali valutazioni scientifiche, quanto piuttosto dal volersi adattare ai soliti dogmi mediatici.
In conclusione, ritornando a quanto detto nel titolo della presente nota, viene da pensare che forse anche Roberto Mancini, dopo la sconfitta con la Macedonia del Nord, avrebbe potuto chiamare in causa la crisi climatica per giustificare, almeno in parte, l’eliminazione della nostra nazionale dal mondale in Qatar. Non escludo che ci sia qualche demente che avrebbe potuto crederci.