Il nuovo maestro della fantascienza?
Agli amanti della fantascienza consiglio di trascurare la lettura dei romanzi di scrittori come Isaac Asimov o la visione dei film di Steven Spielberg per dare più attenzione al climatologo fiorentino Giampiero Maracchi, che ha ormai dimostrato di avere una fantasia forse superiore a quella di tali celeberrimi autori. Infatti, in un’intervista rilasciata a lanazione.it il 19/10/2014 (http://www.lanazione.it/firenze/meteo-maracchi-inverno-1.317315), Maracchi ha fornito delle informazioni davvero entusiasmanti in merito ai cambiamenti climatici recenti. In tale intervista si legge appunto:
“Le cosiddette ‘bombe d’acqua’. In sostanza arrivano masse d’aria calde dall’Oceano Atlantico con tantissimo vapore d’acqua e originano fenomeni come quelli avvenuti a Genova e in Maremma. Rispetto agli anni Sessanta-Novanta questi fenomeni «sono aumentati del 900 per cento»”.
Da vari anni a questa parte Maracchi ha sostenuto la tesi di una triplicazione dell’intensità delle piogge in Toscana, tesi della quale ho avuto più volte occasione di dimostrare la totale infondatezza. Adesso pare però evidente che abbia deciso di lasciare un po’ da parte la climatologia per dedicarsi maggiormente alla fantascienza; altrimenti sarebbe assai difficile giustificare affermazioni relative ad una decuplicazione dell’entità degli eventi pluviometrici estremi.
Dato che alla fine ciò che conta sono i numeri, cerchiamo di riflettere su qualche semplicissimo esempio quantitativo. Consideriamo due indicatori per gli eventi pluviometrici estremi: a) il massimo annuo di pioggia in 1 giorno – un indicatore dell’entità – b) il numero annuo di giorni con oltre 50 mm di pioggia – un indicatore della frequenza –.
I dati utilizzati sono quelli di Pisa, ricavati dall’archivio del Servizio Idrologico regionale della Toscana.
La media dei massimi giornalieri per il periodo 1961-2000 è di 81 mm; decuplicando si otterrebbe una media superiore a 800 che farebbe di Pisa una località continuamente soggetta ad inondazioni bibliche. La media reale 2001-2014 è di 73 mm, quindi addirittura inferiore a quella della fase precedente.
Visto che con l’entità il discorso non è nemmeno plausibile, proviamo allora a fare una verifica con la frequenza. Il numero medio di giorni con oltre 50 mm nel periodo 1961-2000 è stato di 1,9 cui è corrisposto un apporto pluviometrico medio di 139 mm all’anno; decuplicando avremo una media di 19 giorni con un corrispondente afflusso di quasi 2800 mm. Pisa avrebbe così avuto negli anni Duemila una piovosità annua di almeno 3500 mm che la porrebbe nettamente al di sopra pure delle più piovose località apuane. La media reale 2001-2014 è di 1,6 giorni con un apporto medio di 107 mm; anche in questo caso una leggera diminuzione invece di un eccezionale aumento.
In sintesi, l’esempio appena fatto credo dimostri come nell’articolo de lanazione.it non si parli affatto di climatologia ma di vera e propria fantascienza; visto però che simili notizie vengono diffuse dai media quali informazioni climatiche, sarebbe almeno necessario che i loro titoli fossero preceduti dalla dizione “argomenti di meteo-fantascienza”, onde non generare confusione nell’opinione pubblica.