Una domanda spassionata al giornalista Farruggia: «ci crede davvero a quello che pubblica?»

8 novembre 2022

 

Alessandro Farruggia è un giornalista de La Nazione che si occupa da tempo della questione dei cambiamenti climatici; un suo scritto su tali tematiche occupava interamente la pagina 8 del 6 novembre scorso, sul suddetto quotidiano.

Nell’articolo sono riportati i punti principali sul tavolo della COP 27, attualmente in corso di svolgimento a Sharm el Sheik; vi si dice infatti, tra l’altro, che la temperatura globale è oggi di circa 1,1° al di sopra del livello preindustriale, che il limite di +1,5° (individuato negli accordi di Parigi) sarebbe ormai difficilissimo da essere rispettato e che anche quello di +2,0° richiederà grandi sforzi per non essere superato. Accanto allo scritto, è però visibile questo schema:

Si legge che, tra il 1991 e il 2021, la temperatura è cresciuta di 0,5° per decennio. Considerando che agli inizi degli anni ’90 il riscaldamento globale era già di 6~7 decimi, possiamo effettuare il seguente – complicatissimo – calcolo:

(0,5° x 3) + 0,7° = 2,2°

Un risultato che ci direbbe che alla COP 27 stanno tutti discutendo a vanvera, in quanto ciò che si vorrebbe evitare che avvenga tra qualche decennio si sarebbe in realtà già oggi concretizzato: davvero meraviglioso!

Anche volendo essere caritatevoli e ipotizzare che questa ciclopica castronata possa dipendere da un errore della redazione, un analogo discorso non può certo essere fatto per i numeri relativi agli eventi estremi, visto che la questione accennata nello schema è ben precisata da Farruggia anche nel testo del suo articolo. Nella terza colonna si può infatti leggere: «Il riscaldamento ha superato gli 1,1 gradi e gli eventi estremi colpiscono duro. Secondo i dati dell’European Severe Weather Database, in Italia, nel periodo 1 gennaio – 1 novembre, gli eventi meteo estremi, considerando solo quelli verificati, sono passati dai 1842 del 2021 ai 2618 del 2022: +42%. Erano 1026 nell’intero 2018, 531 nel 2016 e 362 nel 2010».

Ebbene, utilizzare tali numeri al fine di delineare un’evoluzione del clima è semplicemente DEMENZIALE. Sperando di rendere più chiara possibile la mia spiegazione, inizio proponendo un esempio che ognuno di voi può verificare andando sul sito dell'ESWD, di libero accesso per chiunque.

Sul sito del database ho così chiesto di mostrare i tornado registrati in Italia negli ultimi due periodi decennali (2002-2011 e 2012-2021); il risultato è indicato negli screenshot sotto riportati.

Ci sarebbe da augurarsi che neppure degli invasati alla Greta Thumberg potessero interpretare questi numeri in chiave di cambiamento climatico, perché parlare di un incremento di circa 3,4 volte della frequenza dei tornado, da un decennio a quello successivo, è autentica fantascienza. Eppure, proprio questo è l’atteggiamento di Farruggia, come di molti altri che trattano in pubblico di clima. Dovrebbe essere evidente che, per avere delle serie storiche di dati utilizzabili per valutare eventuali variazioni climatiche, tali dati devono tutti derivare da rilevazioni effettuate con metodologie riconducibili a ben precisi standard e messe in atto sempre nelle medesime condizioni.

Nel caso poi dell’archivio ESWD, i suoi contenuti sono dovuti – come perfettamente chiarito nel sito web – alle segnalazioni che singole persone, gruppi o enti scientifici inviano liberamente; così il numero degli eventi riportati aumenta via via nel tempo, in funzione della crescita dell’attenzione verso determinati fatti meteorologici. Impossibile perciò trarne delle indicazioni sul cambiamento climatico; ecco perché, senza giri di parole, ho già precisato che farlo è cosa puramente demenziale.

Si ritorna così alla domanda contenuta nel titolo della presente nota. Una risposta affermativa implicherebbe un’incompetenza paurosa da parte di chi addirittura si propone come divulgatore; un “no” confermerebbe invece l’esistenza di una sorta di organizzazione procedurale dei media, volta a mantenere e progressivamente a incrementare il mito della catastrofe. Insomma, dalla padella nella brace.

Infine, non mi stanco di ripetere che è proprio deprimente vedere il totale silenzio degli organi scientifici pure a riguardo di questo uso assurdo dei dati, in evidente dispregio di qualunque corretto approccio scientifico.