Una climatologia priva anche di un minimo di buon senso
7 settembre 2021
Nel luglio del 2019 (si veda la scheda “Temperature e Albicocche”) mi ero occupato di un articolo dedicato a certe variazioni nella fioritura delle albicocche che sarebbero state causate dai cambiamenti climatici recenti. In tale lavoro emergeva un incremento molto forte delle temperature invernali nella zona di ricerca, prossima a Venturina; un incremento assolutamente non in linea con l’andamento termico regionale e non riscontrabile nei dati provenienti dalla stazione di Venturina gestita dal SIR, il servizio idrologico della Toscana.
Avevo chiesto via mail (si veda sotto) ad uno degli autori quali controlli avessero fatto sulla qualità delle misure di temperatura da loro effettuate con strumentazione posta all’interno del frutteto sperimentale, ma non ho mai avuto risposta.
I media locali avevano dato all’epoca notevole spazio all’articolo, mettendo in evidenza una crescita delle temperature invernali intorno a 2° per il periodo compreso fra il 1973 e il 2016. Concentratomi allora su questo dato, mi era sfuggito un elemento del lavoro che da solo è in grado di dimostrare la pressoché sicura erroneità dei valori rappresentati nella Fig. 1 che, di seguito, riporto nuovamente per comodità dei lettori; si tratta di un grafico delle temperature medie mensili (per novembre, dicembre, gennaio, febbraio e marzo), mediate per cinque periodi successivi: 1973-1982, 1983-1992, 1993-2002, 2003-2012 e 2013-2016.
Cosa non avevo notato? Che nel quadriennio 2013-2016 la media di gennaio coincide perfettamente con quella di marzo (circa 10,8°). Ebbene, per l'area geografica in oggetto, è un fatto cui può essere associata una probabilità così bassa da farlo ritenere "quasi impossibile", in ragione di ovvi motivi astronomico-climatici; ciò dimostra che lo studio si fonda su dati sbagliati.
Al fine di avere un riferimento, ho verificato che a Grosseto la differenza termica Marzo-Gennaio, mediata su intervalli mobili di 4 anni lungo il periodo 1954-2016, ha segnato un minimo di +0,6° (nel 1973, unica occasione nella quale, su 63 casi, si è scesi al di sotto di 1°). In base alla media e alla deviazione standard della serie ricavata nel modo appena descritto, si evince che una differenza nulla equivarrebbe a uno Z-score di -2,93 e quindi la probabilità che gennaio non sia più freddo di marzo, in termini di medie quadriennali, è stimabile nell’ordine dello 0,2%.
A semplice titolo di esempio, se ci si trovasse di fronte a una pioggia di 600 mm in 1 giorno, dovrebbe essere automatico pensare anche a eventuali errori nella registrazione del dato oppure a un malfunzionamento della strumentazione; l’accettazione di valori così inusuali dovrà pertanto essere soggetta a un’adeguata verifica della bontà degli stessi, ricorrendo ovviamente pure a confronti con stazioni vicine. Invece nell’articolo in questione, si precisa che le temperature di gennaio nel quadriennio 2013-2016 compiono un balzo in avanti di 2°, senza però evidenziare l’eccezionalità della cosa e ignorando come non ne esista un minimo riscontro nell’andamento climatico regionale del periodo in esame.
Mi spiace di aver individuato solo adesso l’assurdità ora citata, ma mi chiedo come tale evidenza possa
essere sfuggita agli Autori e anche come lo sia stato per i revisori dell’articolo, che evidentemente hanno accettato un dato così sorprendente, senza neppure chiedere quella verifica che era
assolutamente ovvia per pure ragioni probabilistiche.
Per completezza di informazione, sotto potete leggere i dati SIR di Venturina che confermano una differenza di 1,6° fra i due mesi in oggetto.
Gennaio |
Marzo |
|
2013 |
8,7 |
10,9 |
2014 |
10,3 |
10,9 |
2015 |
8,8 |
10,8 |
2016 |
9,5 |
10,8 |
media |
9,3 |
10,9 |
Siamo alle solite. La climatologia è di moda ma viene continuamente massacrata senza che alcuno faccia mai presenti le assurdità proposte. Basta dire qualcosa che vada nella direzione della catastrofe, per essere accolti su tutte le riviste scientifiche, anche quelle di grande livello. Deprimente!