Inverni sempre più bollenti, oppure dati molto dubbi?

Pisa, 5 luglio 2019

 

 

 

I media locali hanno oggi dato spazio ai risultati di una ricerca condotta da studiosi pisani (Bartolini S. et al., 2019, "Forty-year investigations on apricot blooming: Evidences of climate change effects"), che ha come tema gli effetti dei cambiamenti climatici sulla fioritura degli albicocchi nella Toscana sud-occidentale. In tale comunicazione, spiccano le informazioni inerenti all’aumento delle temperature invernali nell’ultimo quarantennio, con crescita delle medie di gennaio e febbraio di quasi 2°.

Questo dato mi ha davvero sorpreso, in quanto – come ben noto per chi si occupa di climatologia – il riscaldamento avvenuto nell’ultima parte del XX secolo si è manifestato in Italia con aumenti estivi ben superiori a quelli registrati nella stagione invernale; in effetti, in base ai dati da me elaborati (e pubblicati sul volume "L'andamento del clima in Italia dopo il 1950"), le temperature dell'estate e dell'inverno - come media generale del territorio italiano - sono rispettivamente salite di 1,5° e 0,6° dal decennio 1951-1960 a quello 2008-2017. Mi è parso quindi utile effettuare qualche verifica.

 

Ho scaricato dal web la pubblicazione in oggetto, nella quale è riportato un grafico delle temperature medie mensili (di novembre, dicembre, gennaio, febbraio e marzo), mediate per cinque periodi successivi: 1973-1982, 1983-1992, 1993-2002, 2003-2012 e 2013-2016; i valori del diagramma derivano da misure effettuate con strumentazione posta all’interno del frutteto, che è situato nella zona di Venturina.

 

 

Tali valori – per i mesi di gennaio e febbraio – sono stati confrontati con quelli della stazione di Venturina, gestita dal SIR (il Servizio Idrologico Regionale della Toscana); in questo caso le statistiche sono però disponibili a partire dal 1990. La tabella sotto riportata consente pertanto un raffronto relativo agli ultimi tre dei cinque periodi prima citati.

 

   

Gen

Gen (SIR)

 

Feb

Feb (SIR)

1993-2002

 

8,4

8,5

 

8,6

8,6

2003-2012

 

8,7

8,0

 

8,9

7,6

2013-2016

 

10,8

9,3

 

10,3

9,3

 

Per il decennio 1993-2002, si nota una perfetta concordanza fra le due stazioni, mentre i valori divergono nettamente nei due periodi successivi.

Considerando che le temperature hanno una variabilità spaziale abbastanza ridotta, si deduce che le chiare differenze mostrate dalla tabella devono dipendere dalla presenza di dati erronei in uno dei dataset posti a confronto. Senza ulteriori verifiche, un’annotazione fa immediatamente nascere forti perplessità sui dati di Bartolini et al: la media 2003-2012 di febbraio è superiore di 0,3° rispetto a quella del decennio precedente (mentre i dati SIR indicano un corrispondente calo di 1,0°). Questo incremento pare configurare una situazione di fatto impossibile, visto che 2003, 2005 e 2012 hanno costituito – cosa ben conosciuta in climatologia – delle anomalie negative assai marcate per questo mese. A titolo d'esempio, si tenga conto che a Pisa, Grosseto e Firenze le temperature medie di febbraio nel decennio 2003-2012 sono inferiori rispettivamente di 0,8°  0,7° e 1,1° nei confronti di quelle 1993-2002.

 

È pressoché superfluo sottolineare che, se i dati corretti sono (come presumibile) quelli del SIR, il discorso sui vistosi aumenti delle temperature invernali si smorza notevolmente.

Come sempre, qualunque informazione che vada in direzione di un cambiamento catastrofico è accettata come sicuramente buona, senza curarsi di effettuare un qualsiasi riscontro sulla qualità dei dati.