Il grande smog del dicembre 1952 a Londra e le condizioni atmosferiche che lo favorirono

24 ottobre 2024

 

 

 

Nel passato la città di Londra ha conosciuto molteplici episodi critici di smog, a causa delle varie fonti di inquinamento presenti al suo interno. In determinate situazioni, si formava infatti sull’abitato una densa nebbia di colore giallo-verdastro, che veniva familiarmente chiamata pea-souper (zuppa di piselli). Gli abitanti erano abbastanza abituati a questo, per cui non manifestavano in genere una particolare preoccupazione, secondo la classica flemma britannica.

 

L’evento del dicembre 1952 (noto come “Great Smog of London”) fu però talmente intenso da aver procurato conseguenze gravissime, così da essere ricordato tra i fatti che hanno segnato la storia inglese del secondo dopoguerra. Un evento che indusse il governo a predisporre delle norme che impedissero il ripetersi di fatti simili; ciò portò all’approvazione nel 1956 del Clean Air Act, considerato il primo provvedimento ambientale della storia europea.

 

La grande nebbia durò dal giorno 5 al giorno 9, rendendo difficile ogni attività a causa della scarsissima visibilità; le fotografie successive rendono bene conto della situazione.

 

Le cause dell’inquinamento dell’aria – L’aria londinese era sempre molto inquinata per vari motivi, non ultimo dei quali la grande concentrazione di abitanti. Se anche gli scarichi del traffico veicolare davano un consistente contributo, il problema maggiore risiedeva nel massiccio uso del carbone, sia per le necessità di riscaldamento domestico, sia per la produzione di energia, effettuata dalle sei centrali situate allora entro l’area della Grande Londra. Oltretutto, il carbone utilizzato era di scarsa qualità (con alto tenore di zolfo), in quanto quello migliore veniva esportato, in ragione della situazione economica nazionale che ancora risentiva delle conseguenze belliche.

 

La situazione atmosferica nel novembre-dicembre 1952 – Dopo una prima decade di novembre relativamente mite, nella seconda le temperature calarono bruscamente di 7~8°, dando inizio a un periodo di freddo anomalo per la stagione; si tenga conto in proposito che la temperatura media dell’intero mese risulterà la più bassa in assoluto della serie storica (1948-2023) di riferimento. L’abbassamento delle temperature comportò inevitabilmente un aumento nel consumo di carbone per scaldare le abitazioni e quindi un maggior inquinamento dell’aria. Gli eventi precipitarono agli inizi di dicembre per il determinarsi di una situazione di inversione termica, resa possibile da temperature molto basse e da una marcata stabilità atmosferica, quindi con assenza sia di venti percepibili sia di moti verticali dell’aria. Venne così a formarsi una nebbia densissima che inglobava grandi quantità di inquinanti che non avevano possibilità di disperdersi in qualsiasi direzione.

 

Seguono quattro figure relative a quanto ora detto. Le prime due (tratte dalle rianalisi disponibili sul sito wetterzentrale.de) servono a mostrare rispettivamente l’irruzione fredda nel novembre e la stabilità dell’aria nella regione interessata, al momento di formazione del grande smog. Le altre sono grafici da me disegnati in base ai dati ricavati da MetOffice.

 

 

Le conseguenze sanitarie del grande smog – Nel periodo cruciale, secondo valutazioni del MetOffice, in media ogni giorno vennero  emesse nell’aria all’incirca 1000 tonnellate di particolato, 140 di acido cloridrico, 370 di anidride solforosa e 14 di vari composti del fluoro; quindi un incremento molto forte rispetto alle già ben negative condizioni normali. Soprattutto a causa dell’azione fortemente nociva dell’anidride solforosa, ne derivarono subito degli effetti gravi sull’apparato respiratorio di moltissime persone, con conseguente picco di ricoveri e purtroppo anche di decessi; il numero di morti, nei due giorni peggiori, risultò infatti grosso modo triplicato rispetto al valore atteso.

 

Stime effettuate nel 1953 hanno assegnato all’evento un eccesso di morti di oltre 4 mila unità, ma delle più accurate analisi epidemiologiche condotte l’anno successivo hanno dimostrato che i danni erano stati ben peggiori. Si era in effetti capito che la sovramortalità dell’inverno 1952-53 era assegnabile solo in parte minoritaria all’epidemia influenzale dell’epoca e che pertanto l’eccesso dovuto al grande smog era in totale di circa 12 mila unità.

 

 

Le determinazioni di cui sopra sono state in sostanza confermate dai risultati di una ricerca statistico-epidemiologica, pubblicata nel 2001 da due ricercatrici statunitensi; un lavoro dal quale si deduce appunto che l’evento in oggetto avrebbe procurato in totale circa 12˙500 morti in più del normale.

 

 

Significativo infine rilevare che uno studio del 2023 è ritornato sul caso del grande smog per appurare le eventuali conseguenze di lungo periodo derivanti dall’esposizione a forti concentrazioni di inquinanti nelle primissime fasi di vita. Gli Autori hanno comparato gli individui esposti al Great Smog del 1952  quando erano in tenera età o ancora nell’utero della madre con altri nati anni dopo lo smog, oppure nati nello stesso periodo dell’evento ma in aree non colpite. È risultato che i soggetti esposti allo smog hanno sviluppato un’intelligenza fluida sostanzialmente inferiore e hanno sofferto di una salute respiratoria peggiore, con alcune prove anche di una riduzione degli anni di scolarizzazione.