Il Dogma della crescita degli eventi estremi sconfigge qualsiasi dato

6 ottobre 2024

 

 

 

Il dogma del clima impazzito è così granitico da non poter essere intaccato da qualunque analisi dei dati reali. Un ottimo esempio di ciò ci è dato da un articolo di Daniele Moretti, pubblicato un paio di settimane fa sulla rubrica online Sky TG24 Insider; si riportano di seguito il frontespizio e l’intero testo.

 

«Di fronte alla tragicità degli eventi estremi meteoclimatici, solo un’analisi dei numeri raccolti da fonti scientifiche qualificate permette di valutarne l'intensità e la frequenza, identificarne le tendenze nel breve, medio e lungo termine, arrivare a una valutazione plausibile dei rischi, una quantificazione dei danni.

 

 Al momento, per quanto riguarda l’Italia, il report più rigoroso, quello a cui è consigliabile fare riferimento è il rapporto ISPRA "Il Clima in Italia nel 2023", pubblicato nel luglio 2024.

 

 Il report evidenzia che nel 2023 sono stati registrati quasi 400 eventi estremi in tutto il Paese, incluse ondate di calore, piogge intense, alluvioni e siccità. Le zone più colpite sono state l'Emilia-Romagna, con alluvioni devastanti, e il Sud Italia, specialmente la Sicilia e la Calabria, che hanno sperimentato condizioni di siccità estrema durante i mesi più piovosi. Gli incendi boschivi hanno interessato oltre 1.000 km² di superficie, con un incremento del 36% rispetto all'anno precedente. La provincia di Palermo è stata la più colpita, rappresentando il 28% delle superfici bruciate a livello nazionale.

 

 Dal punto di vista delle risorse idriche, il rapporto segnala una riduzione del 16% della disponibilità rispetto alla media storica (1991-2020), e un crescente stress idrico, soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud Italia, dove i prelievi superano l'80% della disponibilità media annua.

 

 Il rapporto conferma anche che il 2023 è stato uno degli anni più caldi mai registrati, con temperature medie che hanno superato la soglia critica di 1,5°C rispetto all'era preindustriale. Le conseguenze di questo aumento si sono fatte sentire soprattutto nelle Alpi, dove i ghiacciai hanno perso il 10% del loro volume, e nelle acque del Mediterraneo, con danni significativi agli ecosistemi marini.

 

 Analizzare i dati su un anno solare chiuso è il metodo migliore per avere un termine di paragone anno su anno. Volendo dare uno sguardo all’anno in corso, ci viene incontro il rapporto diffuso da Anbi, Associazione Nazionale delle Bonifiche, delle irrigazioni e dei Miglioramenti fondiari, che arriva fino al 15 settembre 2024: quasi 1.900 in 259 giorni. Più di 7 ogni giorno gli eventi estremi in Italia nel 2024. I nubifragi che si sono abbattuti quest’anno sull’Italia sono 1.023, più di metà del totale. Il 91% ha colpito le regioni del Centro-Nord. E poi le grandinate, 664 da inizio anno, contando solo quelle con chicchi di grandi dimensioni. 37 delle quali nel mese in corso con record di diametro in Versilia (7-9 cm). I tornado sono stati 212, di cui quasi 1 su 4 concentrato a inizio settembre e il 71% che ha interessato le coste tirreniche.

 

 Negli ultimi decenni, l’Italia ha assistito a un crescente aumento di eventi climatici estremi, segnando un allarme che ha causato enormi danni economici, ambientali e, in alcuni casi, la perdita di vite umane. Si tratta ovviamente di un trend che non riguarda solo l’Italia, ma tutto il Pianeta, e rappresenta una delle manifestazioni più tangibili del cambiamento climatico globale. Certo, la fragilità del territorio italiano e la sua complessità geografica fanno sì che il nostro Paese sia particolarmente vulnerabile agli impatti di questi fenomeni.»

 

 

 

In relazione agli eventi meteorologici estremi – dopo una premessa più che corretta («solo un’analisi dei numeri raccolti da fonti scientifiche qualificate permette di valutarne l'intensità e la frequenza») – il giornalista chiama in causa il Rapporto 2024 dell’Ispra, ma parte subito per la tangente fornendo anche dei dati che su tale documento non appaiono (vedasi ad esempio quelli sugli incendi). Immancabilmente si arriva nell’ultimo capoverso al solito tributo al Dogma del forte aumento degli eventi estremi negli ultimi decenni.

È vero che dallo stesso Rapporto traspare chiaro il desiderio di apparire in linea con le idee della grave crisi climatica in atto (nota: se non fai così, non vedi 1 euro di finanziamenti da chiunque), ma le analisi statistiche non le puoi cambiare, a meno di non voler palesemente truffare. Ecco allora che nel paragrafo 5.3 – dedicato alla frequenza, all’intensità e agli estremi delle precipitazioni – sono riportati grafici e risultati dello studio delle serie storiche di alcuni indicatori. Di seguito quanto contenuto a cavallo delle pagine 89 e 90:

 

Ovvio che stando così le cose, il quadro del clima impazzito dovrebbe miseramente cadere; tuttavia, il Dogma è così potente che i numeri non sono in grado nemmeno di scalfirlo. Com’è possibile? Molto semplice: basta ignorarli, come fatto dal bravo giornalista del TG di Sky.