Vuoi diventare un Climatologo? Semplicissimo: basta dire qualcosa di sensazionalistico e catastrofistico

Pisa, 3 settembre 2017

 

 

 

Dal punto di vista dell’informazione, l’argomento climatologico dell’estate 2017 è stato senza dubbio la siccità.

 

Mercoledì scorso (il 30 agosto, a fima di Leonard Berberi) il Corriere della Sera ha dedicato l’intera pagina 9 alla questione; titolo e toni generali sembravano quelli adatti a rappresentare un’incombente catastrofe ambientale, ovviamente senza precedenti. Tenendo conto che la siccità dei primi otto mesi del 2017 è in linea con quei fenomeni che nelle nostre regioni ricorrono in media una volta al decennio, la cosa può essere considerata assurda, penosa, patetica ecc.

 

Per la stesura dell’articolo, il giornalista ha interpellato come “esperto” Anna Luise dell’Ispra, la quale ha rilasciato delle precise dichiarazioni climatologiche; di seguito alcuni sue frasi virgolettate.

 

«Il fatto nuovo è che si sono allargate le zone dove si registra la siccità: sono comparse aree, come il Centro Italia, che storicamente non avevano problemi»

 

«È chiaro che è in corso da noi una modificazione del regime meteoclimatico»

 

«Questi episodi (di siccità) non solo si ripeteranno, ma lo faranno con maggiore frequenza e intensità»

 

Senza dubbio delle affermazioni di grande interesse che hanno però il piccolo difetto di costituire delle totali invenzioni, in quanto non supportate da alcuna analisi dei dati disponibili.

 

Non conoscendo Anna Luise, ho fatto una rapida ricerca sul web, trovando un suo curriculum sintetico (http://knowledge.unccd.int/roe/anna-luise), dal quale risulta che è laureata in sociologia e che le tematiche di sua competenza sono inerenti a: antropologia, sociologia, economia, scienze politiche ed istruzione. Non vorrei apparire settario, ma non mi pare la base più adatta per parlare di climatologia e mi viene anche il, seppur velato, timore che la persona in oggetto non abbia mai avuto a che fare col trattamento di serie pluviometriche storiche e con la relativa interpretazione.

 

Tutto ciò non ha però importanza, visto che oggi è sufficiente adeguarsi alle idee dominanti sulla catastrofe climatica in corso per diventare automaticamente degli esperti di climatologia. Mi pongo solo una domanda: che reazione ci sarebbe se un organo autorevole come il Corriere, per discutere sulle nuove tendenze della ricerca sul cancro, chiamasse ad esempio un professore di storia, oppure un astrofisico?