Calcio e Climatologia, nel sistema dei media: cosa può esservi in comune?

 

31 maggio 2022

 

 

 

La mia più grande passione è il calcio, argomento che sarà centrale in questa nota; penso che allora vi chiederete: perché in un sito dedicato alla climatologia? Certamente per un po’ di voglia di divagare, ma soprattutto per il fatto che è un tema adatto a capire come si impongano quali verità delle realtà virtuali che ben poco (e talvolta nulla) hanno a che vedere con gli eventi oggettivi.

 

Non c’è dubbio che il calcio sia lo sport e lo spettacolo più popolare del pianeta, capace infatti di catalizzare la passione di miliardi di persone. Non c’è spazio in questa sede per analizzarne tutti i motivi, ma uno di questi è certamente dato dalla sua imprevedibilità, cioè dalla possibilità tutt’altro che remota che un incontro abbia un esito opposto a quello ampiamente pronosticato alla vigilia.

 

In effetti, in una partita di calcio la fortuna gioca un ruolo molto maggiore rispetto a quanto avviene in altri sport della palla. La spiegazione è del tutto ovvia e risiede nel fatto che i punti (cioè i gol) che si segnano sono pochi; nell’ultimo campionato di Serie A, ad esempio, si è avuta una media di 2,87 a partita. L’esito di una gara dipende così da pochissimi episodi, per cui il caso spesso conta molto. In sport quali pallavolo o tennis siamo invece nell’ordine delle centinaia di punti, per cui chi prevale nello sviluppo del gioco è pressoché sicuro che veda la propria supremazia tramutarsi in un punteggio superiore a quello dell’avversario.

 

L’imprevedibilità di cui parliamo è dimostrata, non soltanto da singoli esiti di partite, ma pure da alcuni clamorosi risultati finali di grandi competizioni, come nel caso dei Campionati Europei vinti nel 1992 e nel 2004 rispettivamente da Danimarca e Grecia, due squadre di livello nettamente inferiore a molte di quelle classificatesi alle loro spalle. In tal senso, l’evento più eccezionale è indiscutibilmente costituito però dal successo nella Premier League 2015-16 da parte del Leicester, al quale i bookmaker britannici associavano in partenza una quota di 5000:1 per la vittoria.

 

Il fattore fortuna nel calcio, pur essendo ovviamente ben noto a chiunque se ne occupi, tende a sparire in sede di commento, in quanto non funzionale alla creazione di notizie adatte a catturare l’immaginario del pubblico. La vittoria è molto più interessante se comunicata come una cavalcata trionfale, mentre la sconfitta deve sempre essere dipinta come una drammatica Caporetto.

 

Sabato scorso questo atteggiamento è stato applicato in modo estremo alle valutazioni sulla finale di Champions (Liverpool-Real Madrid 0-1), con giudizi spesso entusiastici per la squadra vincente che in realtà è stata dominata dagli avversari e ha segnato con l’unico tiro nello specchio della porta.

 

 

 

È probabile che non siate a questo punto ancora ben convinti del raffronto che voglio fare con la climatologia. Ebbene, tutto quanto detto sopra non si limita a discorsi di tipo qualitativo, ma può essere verificato con dei numeri, così da dimostrare oggettivamente l’inconsistenza dei racconti diffusi dai media; proprio la stessa cosa che avviene in merito alla mitica “crisi climatica”.

 

Nei siti web specialistici si trovano le statistiche ufficiali di qualsiasi incontro, grazie alle quali si ricavano informazioni sullo svolgimento del gioco; per Liverpool-Real, i dati più significativi sono i seguenti:

 

 

Non credo sia necessario chiedere un parere a Guardiola o Mourinho per capire che, mentre gli inglesi hanno dominato, hanno vinto gli spagnoli, giocando di sicuro con accortezza, ma aiutati da una grande dose di c..o (n.d.r. – non si tratta del cubo ma della buona sorte). Anche sui giudizi alla partita è possibile fare delle valutazioni quantitative, leggendo le classiche “pagelle”, cioè i voti dati dai giornalisti ai giocatori:

 

·         Corriere della Sera – Sette voti al di sotto della sufficienza per gli inglesi, mentre nessun spagnolo scende sotto il 6,5. Come media generale, Liverpool = 5,63   Real = 7,14

 

·         Eurosport – Tre voti al di sotto della sufficienza per gli inglesi, mentre nessun spagnolo scende sotto il 6,5. Come media generale, Liverpool = 6,00   Real = 7,18

 

Confrontando questi numeri con i dati statistici della partita, le votazioni appaiono davvero ridicole; non pensiate però che siano assegnate da dei cretini, perché la spiegazione è ben diversa. Ciò che conta è “vendere” la notizia e, nel caso in oggetto, l’argomento sul quale bisognava soffiare mediaticamente era Ancelotti, l’allenatore italiano con tanti record; quindi il buon Carletto è diventato una sorta di Churchill calcistico e conseguentemente il suo Real non poteva che aver giocato (molto) meglio dei britannici. Così nasce una cosa priva di senso, non in base a generiche e opinabili parole, ma rispetto a dei numeri di tutta evidenza. Potete essere poi certi che la realtà virtuale dei giudizi si consoliderà, diventando storia e perpetrando un’immagine della finale di gran lunga lontana dalla verità dei fatti.

 

 

 

Con l’informazione sul clima il meccanismo è identico. L’opinione pubblica è continuamente martellata da notizie di marcati aumenti di vari fenomeni meteorologici estremi (uragani, tempeste marine, tornado, piogge intense ecc.). Nulla ciò è confermato dai dati disponibili, ma tale fatto è allegramente ignorato, facendo sì che l’idea di crisi climatica si diffonda e si rafforzi sempre più. Il problema è ovviamente dato dal fatto che le discussioni sul calcio sono un bel passatempo, mentre quelle sul clima impazzito hanno ben altre implicazioni.