Pisa, 10 settembre 2017

 

 

 

Una perturbazione sta interessando l’Italia dalla giornata di ieri, apportando in alcune aree delle precipitazioni assai abbondanti. In Toscana gli afflussi sono stati piuttosto ridotti nelle zone centro-meridionali, soprattutto se raffrontati con quanto caduto nella parte restante della regione.

 

L’esame della carta ad isoiete sotto riportata ci mostra come nella fascia costiera pisano-livornese le piogge siano state estremamente copiose; si sono avuti in effetti degli eventi di intensità molto elevata che meritano di essere sottolineati.

 

I massimi si sono avuti proprio sul litorale: a Bocca d’Arno (Marina di Pisa) e più a sud nella zona di Quercianella. Nella prima il totale è stato di 250 mm, dei quali 235 si sono realizzati in sole 5 ore di precipitazioni incessanti; il dato di picco in 15 minuti è di 24,4 mm. A Quercianella il totale è risultato leggermente minore (224 mm), ma l’intensità dell’evento ancora maggiore visto che in sole 2h e un quarto sono caduti 192 mm, 121 in 1 h ed ancor più che il picco nei quindici minuti è stato di 42,4 mm, pari cioè ad un’intensità davvero eccezionale di 170 mm/h. Nelle colline retrostanti, la stazione di Valle Benedetta ha ricevuto 256 mm, 233 dei quali in 3,5 h e 122 in 1 h; il picco a quindici minuti è di 38,8. Si tratta di valori veramente anomali.

 

Anche nei centri maggiori le precipitazioni sono state forti ed hanno causato danni e disagi (dovuti ovviamente anche ai colpi di vento che accompagnano lo svilupparsi delle fasi temporalesche di acme). A Pisa il totale è di 178 mm con una punta di 16,6 mm in 15 minuti. A Livorno un dato complessivo pressoché uguale (173 mm), ma con un picco decisamente maggiore: 27,8 mm nei 15 minuti.

 

Come immancabilmente accade in occasione di ogni evento di questo tipo, i media ci regalano delle favolose idiozie: sul sito di repubblica.it stamane si può leggere che a Livorno sono caduti circa 400 mm in poco più di 4 ore.

Considerando i caratteri climatologici della stazione in oggetto, sarebbe probabilmente l'evento pluviometrico più anomalo mai verificatosi in tutta Italia dall'inizio delle osservazioni meteorologiche; infatti, con la serie delle precipitazioni estreme dell'archivio del SIR si stimerebbe per un evento del genere uno scostamento dalla media di circa 13 deviazioni standard! Osservate però il grafico relativo e potrete constatare che il dato da comunicare era in realtà di circa 135 mm in poco più di 6 ore. Ieri sera ero proprio a cena a Livorno e posso garantire di aver visto un temporale fortissimo, ma nessuna Arca di Noè.

 

È chiaro che se si continua a dare notizie come questa (“intensità mediatica” = 4,5 volte l’intensità vera), la gente sarà sempre più convinta di vivere una catastrofe ambientale, invero del tutto inesistente.

 

Previsioni meteorologiche ed allarmi: una questione da affrontare in modo scientifico e non secondo il solito (e stupido) "politicamente corretto"

Ieri, per l’allerta meteo a Genova, è stata rinviata la partita Sampdoria-Roma; naturalmente nei media grande enfasi sulle previsioni che indicavano precipitazioni intensissime sul capoluogo ligure. Stamane nel telegiornale di Sky un collegamento in diretta con Genova per constatare la situazione del giorno dopo l’annunciato disastro; invero il giornalista è parso arrampicarsi un po’ sugli specchi per convincere gli spettatori del fatto che si fossero verificati dei fenomeni molto violenti. L’esame dei dati (Arpal Liguria) mostra un quadro ben diverso: piogge contenute su tutto il territorio, con Genova che registra un totale di soli 27 mm nell’intera giornata, raggiungendo un massimo orario di 11 mm. Insomma un allarme rosso fuoco, seguito da un evento rosa pallidissimo.

 

Non ho le informazioni per permettermi un giudizio in merito all’opportunità di rinviare la partita, ma, come ho già avuto modo di sottolineare, è necessario che il problema delle “allerte-meteo” sia discusso in modo serio e non col solito politicamente corretto, ormai imperante in ogni settore della vita pubblica.

 

Anche poche ore prima degli eventi, ieri non era stato ad esempio possibile prevedere che le zone colpite da fenomeni di elevata intensità fossero quelle della Toscana costiera, di cui alle righe precedenti. Ogni azione preventiva comporta un costo sociale che deve essere commisurato con la reale probabilità del verificarsi dell’evento temuto; se non si accetta tale principio, si possono prendere decisioni che garantiscono una buona immagine mediatica, ma di certo si fa un cattivo servizio per il territorio.

 

La tragedia di Livorno e il problema delle "Flash Flood"

La conseguenza più grave dell’evento oggetto della presente cartella è senza dubbio la morte di sette persone nella parte sud dell’abitato di Livorno; tale tragedia è dovuta all’esondazione di alcuni piccoli corsi d’acqua, interessati da una piena eccezionale per le piogge di cui si è già parlato. A proposito di questo, mi preme ritornare su alcuni punti che ritengo fondamentali per affrontare il problema delle “flash flood” in modo razionale.

 

1 – In bacini idrografici piccolissimi (come appunto quelli coinvolti nel livornese) il tempo di risposta della piena rispetto al verificarsi delle piogge è ridottissimo. Non c’è quindi modo di avvertire la popolazione in potenziale pericolo, almeno con le tradizionali procedure. Sarebbero necessari dei sistemi di allarme automatici ed un programma di istruzione della popolazione verso il corretto comportamento nei momenti in cui un allarme viene lanciato; altri discorsi sono pura aria fritta.

 

2 – La pericolosità idraulica è sempre accresciuta di molto dalle modifiche imposte agli alvei che interessano aree urbanizzate: canalizzazioni, tombature ecc.

 

3 – I danni che si verificano sono dovuti all’esposizione di edifici ed altre strutture alla possibile esondazione. Se la si facesse finita con le favole sul cambiamento climatico e si ragionasse seriamente sulla gestione del territorio in tema di rischi naturali, sarebbe già un primo passo significativo.

 

E la Siccità?

Purtroppo queste prime piogge autunnali rischiano di far sparire dal dibattito pubblico uno dei temi più entusiasmanti delle scorse settimane: la siccità.

 

Davvero un peccato perché potremmo non leggere più articoli come quello de “La Nazione” (24 agosto 2017, pag. 2 delle cronache regionali di Toscana, Umbria  e Liguria), nel quale il famoso Giampiero Maracchi ci spiegava: «Si è modificato il quadro climatico mediterraneo con una generale carenza di precipitazioni e conseguenze anche sull’autunno. Le piogge scarse e la siccità sono fenomeni con i quali dobbiamo imparare a convivere.». E ancora: «Il punto è che difficilmente avremo un autunno e un inverno piovosi, adesso e in futuro. Dobbiamo abituarci a questo nuovo assetto climatico e iniziare a gestirlo».

 

 

 

Comunque, anche se il bau-bau dell’estate non sarà più di moda, mi sento di tranquillizzare il lettore: dimenticato il pericolo di esaurimento di tutte le riserve idriche, ci potremo spaventare con i danni apocalittici delle Bombe d’Acqua, un mito molto più adatto alla stagione autunnale.