Una malafede sottile è quasi peggiore di quella palese

 

30 ottobre 2021

 

Nei giorni scorsi mi è capitato di leggere un post dell’INGV, dedicato a spiegare cosa sono i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale. Come si può constatare dallo screenshot che segue, l’articolo si apre con uno dei classici grafici che mostrano l’andamento della temperatura e quello della concentrazione di CO2, in base alle prove effettuate sui campioni di ghiaccio prelevati dalla calotta antartica e relativi agli strati cumulatisi negli ultimi 400 mila anni.

 

 

 

 

Le parole di commento al grafico sono queste: «Una prima considerazione che possiamo fare guardando il grafico riguarda la stretta relazione tra anomalia di temperatura e concentrazione di CO2 in atmosfera: ad alte concentrazioni di CO2 sono associate alte anomalie di temperatura, e viceversa. Questo nesso è chiaro e noto, implicito nei processi che regolano il clima ed i suoi cambiamenti

 

C’è qualcosa di erroneo in tali frasi? Dal punto di vista formale, sicuramente no.

 

Il problema sta però nel fatto che affermare che esiste un chiaro nesso, senza spiegare di che tipo sia, si concretizza in un sottile modo di prendere per il bavero i lettori, la cui stragrande maggioranza non ha le competenze climatologiche per poter valutare criticamente la questione; vediamo perché.

 

Nella stretta correlazione Temperature-CO2 che caratterizza l’alternanza fra glaciazioni e interglaciali del Quaternario recente, se il driver fosse la CO2, dovrebbe sussistere un processo naturale che – con cicli molto regolari – ne determina le variazioni; non esiste però alcuna ipotesi scientifica in tal senso. Invero il driver è riconosciuto nella temperatura, che periodicamente inverte le sue tendenze, in quanto sollecitata da cause astronomiche (i cicli di Milankovic); dai cambiamenti di temperatura derivano delle variazioni ambientali – in particolare negli oceani – che causano un aumento della concentrazione in atmosfera della CO2. Infatti, alcune ricerche hanno mostrato che, nella transizione da fase glaciale a interglaciale, l’aumento della CO2 avviene con un ritardo di circa 6-9 secoli rispetto a quello della temperatura, per cui in tali variazioni la temperatura è evidentemente causa e non effetto della crescita dell’anidride carbonica. A sua volta poi la CO2, in quanto gas serra, può essa stessa stimolare un ulteriore aumento delle temperature.

Presentare e commentare il grafico senza chiarire che il nesso di causalità ha direzione T→CO2, può derivare solo da una delle seguenti condizioni:

 

1 – Una notevole carenza di informazioni scientifiche sul tema trattato; è cosa che risulterebbe un po’ assurda da parte di chi si propone come divulgatore dell’argomento.

 

2 – Si sta facendo un uso un po’ subdolamente scorretto della presentazione per convincere gli sprovveduti che il grafico sia una prova lampante di come l’incremento dell’anidride carbonica procurerà nei prossimi decenni un forte riscaldamento globale.

 

Vedete qualche altra possibile ipotesi?