I veri effetti del cambiamento climatico: dalle perturbazioni ai "Medicane"

 

31 ottobre 2021

 

Una volta, quando le previsioni del tempo erano cosa di competenza del mitico colonnello Bernacca, le piogge erano portate dalle perturbazioni.

 

 

 

In tempi abbastanza recenti, l’uso di questo termine si è fatto meno frequente, in quanto spesso sostituito da quello di ciclone. Formalmente tutto corretto, visto che con esso, nelle carte a isobare, si indicano le aree nelle quali le isolinee si chiudono descrivendo forme abbastanza regolari, con i valori che decrescono dalla periferia verso il centro; all'evoluzione delle aree cicloniche sono infatti connessi quei fenomeni che determinano le perturbazioni atmosferiche.

 

Nel suddetto cambiamento, c’è allora qualcosa di favorevole ai fini della divulgazione? Non mi pare che si possano notare degli effettivi vantaggi.

 

Parlare di “ciclone” evoca però nei non esperti l’idea dei cicloni tropicali, cioè di quei fenomeni che possono raggiungere livelli di violenza molto elevati; quindi nessun reale miglioramento informativo, ma un bel vantaggio ai fini del sensazionalismo.

 

Negli ultimi anni, è stata poi introdotta una sfavillante novità: i Medicane (parola da pronunciarsi all’inglese, essendo derivata dalla contrazione di Mediterranean Hurricane). A parte il fatto che sembra un termine coniato dal Sordi di “Un americano a Roma”, mi pare che serva anche a dare un’immagine di esotico a certe perturbazioni intense, col subliminale messaggio che esse siano ben diverse dal passato e in qualche modo equiparabili agli uragani veri e propri. Tanto per essere chiari, un vento che spira a 100-110 km/h è fortissimo per le regioni mediterranee, ma, per i cicloni tropicali, è ancora inferiore al limite minimo per superare la classificazione di “tempesta” ed entrare nella categoria 1 degli uragani.

 

Nei giorni scorsi – dal 24 al 29 – uno di questi “medicane” (chiamato dai media Apollo) ha interessato le regioni orientali della Sicilia, causando seri episodi alluvionali, immancabilmente descritti con toni apocalittici dal sistema dell’informazione.

 

Il Corriere della Sera ha dedicato all’argomento un articolo dal titolo che non lascia dubbi: «Il Mediterraneo ha cambiato volto. La Sicilia è al centro degli sconvolgimenti» (G. Caprara, 27/10/2021, pag. 9). Nello scritto sono riportate le affermazioni di A. Navarra, il presidente del CMCC (Centro Euro-Mediterraneo per lo studio dei Cambiamenti Climatici).

 

 

Alla precisa domanda su quali siano gli aspetti negativi misurati con certezza, l’esperto ha così risposto: «l’effetto principale è l’aumento della temperatura e dei conseguenti fenomeni estremi ben evidenti nelle statistiche». Purtroppo però quello che è ben evidente per Navarra sembra confliggere con i risultati di vari studi; mi limito solo a citare i seguenti.

 

a) – Lionello P. et al., 2016, “Objective climatology of cyclones in the Mediterranean region: a consensus view among methods with different system identification and tracking criteria”. Relativamente al periodo 1979-2008, non viene rilevata alcuna tendenza alla variazione della frequenza dei cicloni nel bacino mediterraneo.

b) Sun Q. et al., 2021, “A global, continental, and regional analysis of changes in Extreme Precipitation”. Sono studiati i trend degli eventi pluviometrici estremi di migliaia di stazioni in tutti i continenti, effettuando l’analisi dell'andamento nel periodo 1950-2018 dei classici parametri RX1day e RX5day, cioè i massimi annui in 1 giorno e in 5 giorni consecutivi. Per l’area mediterranea, su un insieme di ben 343 stazioni, tale analisi ha evidenziato: a) per l’RX1day 4,7% di casi crescenti, con il 3,8% di decrescenti e il rimanente 91,5% di non significativi; b) per l’RX5day 4,4% di casi crescenti, con il 5,5% di decrescenti e il rimanente 90,1% di non significativi. Sono risultati che ci dicono – in modo inequivocabile – che non si è manifestata, nell’entità degli episodi di piogge estreme sul bacino mediterraneo, alcuna variazione che possa aver comportato un qualunque effetto percepibile sull’ambiente.

 

Visto che, secondo Navarra, l’aumento dei fenomeni estremi invece è “ben evidente nelle statistiche”, credo sia del tutto logico che queste risultassero pubblicate sul sito web del suddetto CMCC, onde poter constatare la bontà scientifica dell’affermazione; al momento – chissà per quali motivi – non vi si trova però alcuna traccia di dati.

 

 

Come sempre poi, nel presentare un evento alluvionale calamitoso, i media non lo raffrontano ad altri del passato, favorendo così l’idea che esso costituisca un unicum reso possibile da profondi sconvolgimenti del clima, addebitati al cosiddetto surriscaldamento terrestre. Di seguito, potete effettuare un paragone fra l’episodio in oggetto e due molto antecedenti; uno del febbraio 1931 e l’altro dell’ottobre 1951. (Per l’evento attuale la tabella riporta tutte le stazioni dell’ente siciliano SIAS che hanno totalizzato più di 100 mm in tre giorni consecutivi. Per i due casi di confronto, si possono osservare degli stralci derivanti dagli Annali Idrologici per gli anni 1931 e 1951.)

 

 

24-29 ottobre 2021

 

max 1g

max 3g

totale

Linguaglossa Etna Nord

 

396,8

603,2

650,4

Linguaglossa

 

178,0

362,4

379,6

Lentini

 

280,6

341,8

413,0

Siracusa

 

228,2

297,8

395,6

Randazzo

 

193,2

289,4

307,0

Riposto

 

106,2

276,4

304,4

Antillo

 

154,4

272,2

278,0

Catania

 

127,2

268,4

332,4

Pedara

 

119,4

263,6

289,8

Maletto

 

207,4

260,6

320,2

Paternò

 

130,6

222,4

255,0

Fiumedinisi

 

102,8

214,8

220,0

Mineo

 

150,8

206,6

263,0

Augusta

 

179,6

199,8

337,6

Francofonte

 

111,0

193,8

298,6

Pantelleria

 

112,0

164,6

220,8

Pachino

 

105,8

143,2

158,6

Novara di Sicilia

 

92,6

125,6

163,4

Noto

 

69,0

113,0

190,8

Ispica

 

70,0

108,2

142,6

 

 

Eccezion fatta per i valori di Linguaglossa Etna Nord, i dati 2021 connotano una situazione di minore intensità rispetto al 1931, quando svariati sono stati i cumulati giornalieri superiori ai 300 mm. Quasi inutile ogni commento per l’ottobre del 1951, un evento caratterizzato da valori proprio eccezionali e veramente simili a quelli prodotti dagli uragani; si notino ad esempio Lentini Bonifica (702 mm in 1 giorno e 919 in 3), Nicolosi (529 e 1290) e Catania (499 e 814). Ricordo che il vortice depressionario dell’ottobre 1951 causò piogge poderose anche in Sardegna e in Calabria; sulle pendici del Gennargentu si sfiorarono i 1500 mm in tre giorni, soglia addirittura oltrepassata sull’Aspromonte.