Tremate, tremate: l'Apocalisse è vicina!!

 

15 settembre 2021

 

 

 

Il mito dell’Apocalisse si è sempre mantenuto vivo lungo la storia degli ultimi due millenni, ben alimentato da periodici annunci di un imminente arrivo della catastrofe totale e irreversibile. Ad esempio, è ben noto questo:

 

Anno 1000 = Grandi timori si erano diffusi alle soglie di questa fatidica cifra, che avrebbe segnato una vera fine del mondo. Purtroppo, i predicatori del suo avvento non videro confermate le loro nefaste previsioni, ma, al contrario, l’Europa entrò in una fase di benessere che rese possibile un marcato incremento della popolazione nel corso dell’XI e del XII secolo. Niente di grave; tutti possono sbagliare.

 

Anno 2000 = Lungo tutto il secondo millennio, più volte è stata riproposta l’idea di una incombente catastrofe biblica, ma l’attesa di tale evento è sempre rimasta delusa. Con l’approssimarsi del nuovo numero fatidico, il mito è però ritornato in modo prepotente, lasciando perdere gli arcaici aspetti magico-religiosi e riferendosi invece alla moderna società regolata dall’informatica: allo scoccare della mezzanotte del 31-12-1999 tutti i sistemi di elaborazione dati del Pianeta sarebbero stati bloccati dal micidiale “Millennium Bug”. Una vera Apocalisse dei computer, della quale, ancora una volta, non se ne è vista traccia. Spariti di colpo tutti quelli che ci avevano ammoniti in modo progressivamente martellante sui disastri che il Bug informatico avrebbe causato.

 

Anno 2012 = La suddetta delusione procurata dalla mancata crisi tecnologica ha fatto riemergere la passione per il mito nelle sue forme più fantastiche, utilizzando una previsione derivante da un’interpretazione del calendario dei Maya. Il mondo sarebbe dovuto crollare il 21-12-2012, ma qualcosa non è andato nel verso giusto, per cui tutto è rimasto inalterato. È comunque incredibile pensare a quante persone hanno dato credito a un’idiozia del genere.

 

 

 

Oggi, finalmente, l’Apocalisse si aggancia ai riscontri della scienza: è in sostanza la Crisi Climatica, dalla quale abbiamo ormai pochissimo tempo per salvarci. Per fortuna c’è chi si occupa di lanciare l’allarme, come l’associazione Save the Planet che, nella home page del suo sito web, ci ammonisce sul fatto che il 2030 sarà l’anno di non ritorno, se l’uomo non prenderà immediati e drastici provvedimenti. Davvero bello il conto alla rovescia (con minuti e secondi compresi), ben visibile nello screen shot sotto riportato.

 

 

 

 

Visto che tutto ciò si basa su indicazioni della scienza, dobbiamo avere piena fiducia, come quella che il giornale La Repubblica e chissà quanti lettori avevano riposto sulle affermazioni diffuse dal Worldwatch Institute.

 

 

 

 

Si tratta di un articolo pubblicato l’11 febbraio del 1989, nel quale si dice che alle società umane rimangono solo 10 anni per salvarsi dai cambiamenti climatici devastanti di origine antropica. Credo che si possa essere d’accordo sul fatto che la catastrofe temuta non è avvenuta, nemmeno in minima parte, nonostante che di decenni invece che uno ne siano passati tre abbondanti (con l’aggiunta della simpatica pandemia Covid). Che ipotesi possiamo allora fare in proposito?

 

1 – L’uomo è stato pronto ad evitare il disastro, adottando subito le contromisure adeguate in campo globale. Purtroppo non è molto probabile che sia così, se solo pensiamo che il Protocollo di Kyoto è stato stilato nel 1997 ed è entrato in vigore nel 2005, cioè quando il termine ultimo di salvezza era già passato da anni.

 

2 – L’allarme del Worldwatch Institute si è rivelato essere una clamorosa fesseria. Personalmente ho una (leggera …) propensione verso questa seconda ipotesi.

 

 

 

Mi sono infine posto la domanda se il Worldwatch Institute si fosse riadattato all’Apocalisse nel 2030. Navigando in rete, ho però appreso che “il prestigioso ente statunitense” (come definito nell’articolo da La Repubblica) si è dissolto nel 2017 e non esiste più neppure un suo sito che ne riepiloghi l’attività. Tristissima cosa, ma con coraggio sono riuscito a non piangere.